"I Vivi, i Morti e gli Altri": gli zombi secondo Claudio Vergnani

Recensioni Vito Tripi

di Vito Tripi

Ormai gli zombi sono sempre più quotati inutile negarlo, fumetti, serial tv, film, libri e videogames hanno restituito smalto “caro defunto”. Da mostro sfigato a mito delle masse. Come sempre assistiamo ad un surplus di prodotti, meritevoli, mediocri e qualcuno da dimenticare. Pertanto quando capita sotto mano un qualcosa di nostrano che merita un posto speciale nella nostra libreria siamo ben contenti. E’ il caso di “I Vivi, i Morti e gli Altri” di Claudio Vergnani, da anni grande rivelazione dell’horror tricolore, edito dalla capitolina Gargoyle Books vera casa comune del gender made in Italy.

Intanto due parole sull’autore: uomo eclettico e autodidatta passato attraverso mille esperienze lavorative approda, e speriamo vi permanga, nel mondo dell’editoria. A lui si deve un’interessantissima trilogia vampirica, sempre targata Gargoyle, che ha rivoluzionato il nero italiano. Ora Vergnani continua la sua odissea nonmortica parlando di zombi e, devo dire, riuscendoci decisamente bene, con qualcosa di originale che da anni non si leggeva più.

In un futuro imprecisato, ma neanche troppo lontano, qualcosa non va: i morti non ne vogliono sapere di rimanere tali e iniziano a girare tra noi facendo strage di vivi. Non c’è un motivo preciso ma sta di fatto che chi è morto si rialza e chi viene morso inevitabilmente è contagiato. Già qui vediamo qualcosa di nuovo e classico al contempo: non ci sono virus sfuggiti al controllo dei militari, o attentati terroristici biohazzard, sembra che Uriel, l’angelo della morte, si sia preso un po’ di ferie a nostro discapito però la teoria del contagio è sempre viva. Un punto a favore di Vergnani che rompe i classici schemi.

In questo marasma da fine del mondo facciamo la conoscenza del nostro protagonista Oprandi, ex militare di mezza età, stanco della vita e alcolizzato, senza certezze né speranze, viene assoldato per dare la morte definitiva a coloro che si sono risvegliati dal sonno eterno e premono per uscire dai loro sepolcri. In questo mondo marcescente e decadente il nostro è ben deciso a giocarsi il tutto per tutto per salvare la propria vita e pertanto propone alla facoltosa signorina Ursini di recuperare la bara con il corpo del padre, sepolto nella cappella di famiglia in una sperduta località montana, e di portarla in un luogo sicuro. In cambio chiede alla donna un passaggio in Svizzera, ultimo avamposto di paradiso in questa bolgia infernale.

Oprandi quindi parte affiancato dal “livornese” Remo e dalla bella “Jas” Jasmine. In questo viaggio in un’Italia devastata (ma sarà poi davvero fantasia?) il nostro conoscerà l’amore, riscoprirà il valore dell’amicizia farà un grandissimo viaggio interiore verso un’Agarthi sempre più lontana. Oprandi aiuterà la piccola Bibi, conoscerà Lillo, neo bokor telematico, una comunità hippie tutt’altro che pacifica, villici sanguinari, diseredati divenuti carnefici, motociclisti idealisti, fanatici religiosi e gruppi armati allo sbando. Capirà che il pericolo non sempre viene dai morti e che le persone in questi contesti non è che mostrano il loro peggio, ma quello che sono realmente senza i freni della cosiddetta società civile. Capiremo che non c’è solo il Bianco, i Vivi, e il Nero, i Morti (e anche questo è tutto da definire) ma anche una grande zona grigia, ossia gli Altri.

Con il suo stile diretto e coinvolgente, privo di buonismi e luoghi comuni, Vergnani dimostra di essere davvero una delle punte di diamante del nostro horror.

Ma ora lascio la parola, senza spoilerare troppo, al nostro autore.

 


vergnani
Com'è stato il tuo passaggio dai vampiri agli zombi?

Indolore. No, sul serio. Come a suo tempo ho voluto sfidare i vampiri di moda così oggi ho voluto fare lo stesso con gli zombi attuali. Vampiri e zombi sono figure profondamente differenti ma anche affini per la maledizione che grava su di loro: la sete per gli uni, la fame per gli altri. Entrambe inestinguibili. Ma come sai, il focus dei miei romanzi è sempre spostato sui protagonisti umani e su ciò che chiede loro, fisicamente e psicologicamente, l ‘“Impresa”. Passami la citazione: “I cavalier, canto, le dame, i mostri, gli amori, le paure …” o qualcosa del genere.
Parliamo un pò dei vari personaggi cominciamo con il protagonista antieroe o umano al 100%?

Un essere umano in grave difficoltà che ha tutte le carte in regola per dare il peggio di sé stesso ma che in qualche modo, pur pagando il processo a carissimo prezzo, quasi con stupore si accorgerà di essere in grado di rivedere alcuni principi, di non essere pronto a deporre le armi, né in senso figurato e tantomeno concreto.

D’altro canto, se c’è una cosa buona che è intrinseca all’umanità è che essa (la nostra fragile umanità) ti permette – entro certi limiti – di decidere che persona vorrai essere. E questo in qualunque momento, se lo vorrai veramente. Come dice Oprandi, il protagonista de I vivi, i morti e gli altri:

 

Una cosa quelle creature sventurate me l’avevano insegnata: se sei ancora padrone del tuo destino, e ti si offre una possibilità – anche se questa possibilità è nel mezzo dell’inferno - non tirarti indietro, cogli l’occasione e sii tutto ciò che puoi essere, sperando che quel che potrai essere sia qualcosa di buono.
Elena rappresenta l'umanità senza speranza votata alla sopravvivenza?

Anche qui lascio la parola a Oprandi:

La guardai negli occhi e compresi che diceva sul serio. Probabilmente  qualche mese prima quella donna era una giovane normale che faceva la sua vita, né migliore né peggiore di tante altre. Ma ora il veleno dell’orrore le aveva attossicato il cuore e la mente, trasformandola in qualcosa di totalmente diverso. Mi domandai quando quel veleno avrebbe inquinato anche me, se già non aveva iniziato a farlo, e  dovetti lottare con un senso di cupa angoscia, una sensazione di soffocamento e di allucinata repulsione. Mi parve che i tempi stessero camuffando sotto le spoglie di giusto e naturale qualcosa di profondamente sbagliato. D’altro canto, non sarebbe stata la prima volta.  
Lillo, aka il Classicista, è forse il personaggio più simpatico ma anche quello che fonde lo zombi vodoo con quello cinematografico?

Esattamente, passando, per sua stessa ammissione, per la Play Station. E’ un figlio dei suoi tempi che però preferisce - e di qui il suo soprannome – i vecchi metodi e, appunto, andare sul classico (lui lo definisce: “agire alla vecchia maniera delle scimmie” ). Il fatto poi che si tratti di un giovane rende evidentemente l’alchimia ancora più interessante, così come la sua allegra follia e, di contro, la sua saggezza che egli tende a nascondere dietro un velo d’ironia.
Ursini e poi, forse, tra le figure più interessanti, che in qual modo è la parte saggia e filosofica del romanzo?

 

Non potendo rivelare di chi si tratta, posso dire che si tratta di un personaggio chiave, struggente a suo modo, e che in qualche modo farà  da catalizzatore al cambiamento di Oprandi. A suo modo, anche un simbolo di speranza.
In ultimo potremmo dire che le teorie del guru-riders "I vivi, i morti e gli altri" è una versione più, moderna, amarissima e orrorifica de "Siamo uomini o Caporali?"

Questa cosa mi strappa un sorriso nostalgico e compiaciuto ad un tempo. Nostalgico perché ho amato quel film. Compiaciuto perché hai colto perfettamente nel segno.

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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