Il mondo era crollato, così, da un momento all’altro. Le sembrava di galleggiare nel vuoto e dentro sentiva un infinito silenzio. Vuoto. Un vuoto incolmabile dilagava dentro di lei e le pareva le stesse divorando l’anima come una macchia nera. Era come se il nulla avanzasse dentro e fuori dal suo corpo e non riusciva a respirare né a pensare. Le parole in un primo momento rimaste incastrate tra i denti erano tornate indietro e stavano precipitando giù dentro quel nulla insieme a tutto al resto.
Come una lampadina fulminata la sua mente ogni tanto in un qualche barlume di lucidità da falso contatto le ripeteva frasi tipo e adesso cosa farò… improvvisamente era come se non esistesse più nulla, né passato, né futuro; era lì in quella stanza sospesa nel tempo, senza spazio, i suoi piedi galleggiavano nel vuoto e sentiva che stava perdendo lucidità, era come se il suo cervello si rifiutasse di formulare anche una sola frase di senso compiuto, era come se da quel momento in poi avesse dovuto continuare a ripetere quella scena all’infinito come in una sorta di inferno. Non è possibile, non può essere vero. Un altro falso contatto.
Lo guardò negli occhi, ma lui non c’era più. La guardava, le parlava… ma lei non sentiva più nulla, era tutto ovattato come in un sogno e forse per questo continuava a sperare di svegliarsi ma qualcosa le diceva che no, non si sarebbe svegliata mai più.
Forse non ti amo, credevo ma sbagliavo, mi dispiace.
Aveva detto questa frase lui, seguita da tutta una serie di altre parole che lei però non aveva sentito. Vedeva che lui continuava a muovere le labbra ma le sue orecchie dopo quelle parole erano precipitate con lei in quella strana dimensione dove tutto c’è ancora ma niente esiste più davvero. È senz’altro un’anticamera della follia. Altro falso contatto, la lampadina fece un’ultima volta luce e poi esplose. Poi fu tutto buio e basta.
Era come una che aveva scalato mille montagne per arrivare in qualche posto e da ogni cima aveva visto un’altra montagna ancora più alta da scalare fino al giorno in cui aveva rinunciato prendendosela con Dio inizialmente per poi arrendersi all’evidenza che non esisteva purtroppo nemmeno qualcuno con cui prendersela. Poi un giorno era arrivato lui con un cartello al collo con su scritto arrivo e lei aveva preso un respiro profondo e con un enorme sforzo aveva aperto meglio gli occhi e ci aveva guardato dentro agli occhi di lui rimanendo abbagliata e piangendo di paura ma lui con la mano tesa l’aveva aiutata a rialzarsi e lei aveva ricominciato a camminare.
Adesso non aveva più senso.
Era buio, tutto. Non c’era posto nemmeno per le ombre. Morta la speranza. Morta lei, che aveva creduto di morire tante volte ma non era mai morta abbastanza evidentemente fino a quel momento.
Adesso era solo buio, erano sparite perfino le montagne. La paura, era sparito tutto.
Regnava il silenzio, nemmeno disperazione era una parola sufficiente. Semplicemente non c’era più niente.
Karen Lojelo
e che caZZO !!!!!!!!!!!!!!
Bella, però... e porca ......
"la paura non vincerà mai, fedele compagna, è sempre un passo indietro, e anche se ogni tanto s'avvicina all'orecchio sussurrando qualcosa, forte la ricaccio via perchè lei viaggia nell'ombra, mentre io sono alla luce."
e che caZZo!!! Bella però...
Io so che "la paura non vincerà mai, fedele compagna, è sempre un passo indietro, e anche se ogni tanto s'avvicina all'orecchio sussurrando qualcosa, forte la ricaccio via perchè lei viaggia nell'ombra, mentre io sono alla luce."
🙂
bella. bella.
grazie... 🙂
il mondo crolla addosso a volte...ma per fortuna sappiamo resistere alungo sotto le macerie 😉