I
Non c’è tempo. Batte sotto di me e dentro. E attraverso lo sguardo nella pioggia. E attraverso la pioggia.
Non c’è bisogno. Forse freddo ma altrove da me. Non confuso ma saturo, pieno di ogni dove, di ogni luogo, di nulla. Ne respiro a pieni polmoni. Allargo braccia e come ali urlano.
Raccogli la tua pioggia, è appena intorno, è dentro, uno.
Appena lontano si estende il luogo. Il non ha luogo ed eternamente brama. Il ha ogni istante e tra le dita. Il ha se e tracce di tempo.
Batte al suo fianco e lo sguardo di fronte a sé attraversa il lontano e ne fa intorno. E come vento. Mai più di così veloci, i due respiri si uniscono in nube che accarezza rosa, fino a fondersi e ad essere di nuovo parte. Il tutto è dentro. Forse freddo, ma altrove.
L’intorno infine si rende visibile ai suoi piedi. Il sorride. Apre la sua sacca e libera petali di rosa sul respiro e lascia che siano intorno, al di sotto e sopra, per cancellare le tracce che saranno, dei loro passi.
Ed ora discende lentamente, ondeggiando sotto il peso. D’ombra l’intorno inizia ad abbracciare. E’ un tempo. Il primo. Il respiro della terra confonde il loro, alzandosi verso il buio. Ancora discendono, uniti l’uno all’altro. Il, indeciso ancora, si volta, perché non su cosa avanti ancora ma su cosa già alla spalle: tracce di tempo, un respiro, il tutto, forse freddo ma altrove, e petali di rosa.
Da ovunque il silenzio risponde gelido ai passi, incerti, su foglie viscide e calde e ad ogni passo di più il peso e come letto accoglie, abbraccia, ingoia.
...questa volta ho scavato nel passato. Nei quaderni in cui mi rovesciavo ai tempi dell'università c'erano dei brandelli di racconti in cui più o meno ricorrevano alcuni personaggi. Avevo pensato di riunirli poi in un opera unica intitolata "Il non ha luogo". Il ne è il personaggio principale che intraprende un viaggio in un mondo visionario da decifrare. Ho recuperato tanti brandelli e molti altri son ancora tra quelle righe che spesso non riesco neanche a decifrare io (ho una calligrafia pessima e decisamente umorale).
Caro Rik io sono per il secondo capitolo di Jumpers...
mi spiego meglio, è difficile entrare in questo turbine di parole. A momenti mi sembra di esserne rapita e sì, percepisco... poi ecco che vengo ricacciata via violentemente da una realtà di parole che fanno da scudo che non volgiono essere comprese, ma questa è solo la mia impressione e come promesso eccomi qui a dirti che l'esperimento di Jumpers invece mi aveva presa e a tratti l'ho fatto mio.
...in effetti non so se esista più quel rik di quasi vent'anni fa. Era un bel groviglio chiuso in se stesso che aveva creato un proprio linguaggio solo per liberarsi virtualmente
sicresce e con noi cresce il nostro modo di esprimersi. Anche io se rileggo scritti di venti o dieci anni fa scopro una mariella che non c'è più. Poi da che ti conosco (almeno scritturalmente parlando) tu sei davvero poliedrico e cambi e ti sperimenti. Mi ha fatto comunque piacere consocere un aspetto di te giovane e mi viene da pensare che già allora ti piaceva sperimentare ma che sei sicuramente cresciuto perché ora riesci a catturarmi e a passare i tuoi pensieri.
già... parlare da soli, a lungo andare, è da matti 🙂
però fa scavare a fondo fino a trovare a volte le nostre radici
...basta poi non rintanarcisi nella buca e dipingerla come fosse il mondo.
...comunque qualche altro brandello lo tirerò fuori.
Secondo me gli fa bene prendere finalmente un pò di aria!