Io e Frank. A volte si sceglie, a volte si è scelti. Ma non è questo l’importante. Solo il tempo da la dovuta importanza ad i singoli istanti. Fatto sta che ora Frank è entrato nella mia vita e Frank la cambierà.

Frank deve amare il jazz. Si, deve essere così. Mentre Frank nasceva l’aria risuonava di Miles Davies e Frank, poco alla volta, semplicemente è venuto fuori, senza neanche emettere un suono, senza neanche un respiro, in punta di piedi, come a sottolineare che non poteva aggiungere nemmeno un verso alla danza dell’aria intorno, che inquinarla sarebbe stato un delitto. E dove c’era il nulla ed il silenzio ora c’era Frank e la musica. E Frank ha scelto di stare in piedi per la prima volta proprio all’ultima nota di un pezzo, proprio nel momento in cui l’aria ha smesso di vibrare, come a dire “Ecco ora sono io, ora è il mio turno. Muore un tempo ed inizia il mio” …perché non c’è inizio di una vita senza che allo stesso tempo inizi una morte. E’ il corpo stesso ad avere due volti. E’ il sempre stesso ad averne.

In realtà l’idea di Frank già era viva in me da tempo, come fosse solo in attesa di rivelazione. Frank in fondo è stato sempre vivo, prima come ricordo antico, quasi come fosse la semplice incarnazione dell’invidia che un bimbo può provare per ciò che significa essere adulti. Ma Frank non è solo un bicchiere di vino oppure le dita che, sorvegliate da occhi forzatamente socchiusi torturano una sigaretta in un posacenere. No. Frank era allora il necessario complemento per la divinità, perché rappresentava un simbolo di qualcosa che non potevo avere, che non poteva appartenere al mio piccolo perfetto mondo, cioè a ciò che ritenevo fosse il mondo intero. Frank era una delle prove a sostegno del fatto che per completare la mia ascesa verso la divinità… dovevo diventare grande!

Questo ricordo, questo desiderio, è rimasto lì, magari nascosto o addirittura sepolto dalla polvere, dalle ombre delle corse sul tempo, ma per quanto celato ha continuato ad essere fedele compagno di viaggio, sicuro che un giorno il suo momento sarebbe venuto. Spesso solo quando si realizza un sogno ci si rende conto di quanto fosse per noi importante. Così è stato. Non appena ho incontrato la possibilità concreta di Frank qualcosa si è risvegliato, si è ricomposto ed il ricordo si è fuso col presente e l’attesa con la possibilità di realizzazione e quindi con l’inevitabile. Frank sarebbe stato tra le mie mani! Frank mi avrebbe reso finalmente una divinità!

Ed ora lì giace… sempre inappuntabile, sempre indiscutibilmente e fermamente se stesso e mi guarda, con i suoi occhi fissi nel vuoto ma così pieni di senso e soprattutto… così comprensivi! E’ così, ne sono convinto, questo mi occorreva per completarmi veramente. Ogni giorno mi sveglio e Frank è lì che paziente attende e che, semplicemente, a suo modo, sorride e mi da il buongiorno. Ogni mattino Frank è lì e, senza che nulla gli debba essere chiesto, perfettamente mi assiste, porgendomi ordinatamente il necessario per rendermi possibile la mirabile trasformazione da mummia a zombie! Frank è lì ancora quando ritorno dal bagno in cerca dei calzini che per tre volte sono convinto di aver preso dal cassetto. …e Frank è lì quando disperato ritorno alle prese coi capricci del cellulare che a quanto pare adora nascondersi nei luoghi più impensati sfruttando i nostri momenti di rincoglionimento. …e Frank è lì quando catatonico fisso la radiosveglia attendendo che lo scoccare del minuto successivo mi sia da oracolo nel rivelarmi se il tempo perso cercando le chiavi della macchina sia sufficiente o no a consentirmi di perdere il bus. …e Frank è lì ancora quando alla fine, tra le opzioni di a) correre e cercare di prendere comunque il bus, sperando nell’utopia di un raccordo completamente libero e di una entrata Roma l’Aquila (da dove il bus arriva) inspiegabilmente incredibilmente momentaneamente murata; b) rimettermi direttamente a letto per andare a lavoro più tardi (il tutto per recuperare un’oretta di sonno o sul bus o appunto nel letto); sceglierò inspiegabilmente la c) cioè partire quando ormai l’appuntamento col bus è ben oltre l’utopia stessa, maledicendo poi, per tutta l’ora di viaggio in macchina fino al lavoro, per tutta quella santa santissima ora derubata al sonno e stupidamente ora regalata alla musica a tutto volume, alle maledizioni lanciatemi dalle corde vocali ancora troppo rincoglionite di sonno, ai pizzichi sulle cosce per tenersi svegli, quei miseri piccoli insignificanti miseri piccoli insignificanti, eppure così vitali, 5 minuti persi in cazzate.

Ma Basta… Ora basta! …Frank cambierà tutto questo. Si. Qualsiasi cosa accada Frank sarà lì ed eseguirà sempre tacitamente i miei ordini, anzi, sarà lui stesso a ricordarmi delle mie necessità nel giusto momento. Frank sarà sempre lì a scandire i miei tempi …e i miei gesti. Lo so, Frank non è di molte parole, anzi, in realtà, forse esageratamente timido, non l'ho ancora ascoltato sprecarne una, ma so che sarà lì ogni volta che vorrò parlare, si, ogni volta che vorrò sfogarmi, ogni volta che vorrò specchiarmi in me stesso. Mi sento un uomo nuovo. Sento che questo è il giorno in cui tutto può iniziare davvero. Da oggi inizia la mia vita con Frank. Da oggi inizia la mia rincorsa, anzi, la mia sicura ascesa alla divinità.


RickMor Pan
RickMor Pan
Oggi sono un ricercatore. Quando sarò stanco di cercare scriverò ciò che ho trovato. Nel frattempo ogni tanto scrivo... Sono tante cose e forse nessuna per davvero. Ma fare ciò che si ama sempre è più che abbastanza no?

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9 Commenti

  1. e Frank che rapporto ha con l'amore ? 🙂

  2. in effetti non gliel'ho ancora chiesto eh eh...
    comunque Frank è solo la rappresentazione di quel qualcosa fuori di noi che spesso cerchiamo per dare ordine alla nostra vita. Come se una magica ricetta potesse immediatamente cambiarla e darle il verso che vorremmo (che poi in realtà noi neanche sappiamo spesso quale sia).
    Frank è la sicurezza di uno schema, di un riferimento a cui fare appiglio per non andare alla deriva. Frank è uno specchio in cui cercare una parte di noi che vorremmo perfetta. Frank... in effetti...
    mmmhh...
    ...adesso vado a chiedere a Frank cos'è!

    • appunto una proiezione, che magari affronta l'amore di petto....è un sentimentalone oppure uno "sciupafemmine" 😉

  3. e se Frank fosse la parte "perfetta" per noi ma "sbagliata" per il resto del mondo?
    quella parte che ci fa stare bene ma che dobbiamo tenere nascosta... la parte dove risiedono le nostre amnie, le nostre nevrosi, i loschi pensieri...forse la pazzia...ma senza di essa non potremmo essere noi
    non lo so...tu che lo conosci...

  4. ah ah... spero abbiate capito cosa sia Frank, oltre a quello che rappresenta.
    Ovviamente se lo dico è come spiagare una barzelletta. Forse c'ho giocato troppo con le parole e si è persa l'ironia del tutto. Ma in effetti non mi piace come è uscito questo racconto. Se qualcuno l'ha capito lo dica altrimenti vado in crisi!
    Comunque... per rispondere a tono, avete un rito, un qualcosa che magari ripetete con costanza, un qualcosa che, nei momenti di bisogno vi fa riprendere contatto con voi stessi e vi restituisce sicurezza e concentrazione? Fate delle cose in modo automatico, sempre con lo stesso ordine, come fosse una sacra sequenza catartica? Sono tutte illusioni ovviamente, come il fatto che fumare una sigaretta o morderci le unghie ci rilassi, però la mente così viene raggirata con un illusione così viscida che riesce a scavare sotto quelle che la mente stessa crea, si illude la mente che questi modi per fuggire un problema siano invece un qualcosa che si fa per stare bene. Frank è una viscida illusione forse. Se abbiamo qualcosa di ordinato, allora lo è anche la nostra vita e questo ci gratifica e forse... ordinata la fa diventare.

  5. "Solo il tempo da la dovuta impor­tanza ad i sin­goli istanti."
    Toto' mi guarda dalla parete oltre lo schermo del pc.
    ma mi facci il piacere.

  6. que entiendes hombre? ...frase troppo scontata? ...o troppo coatta?

  7. ognuno di noi ha il suo Frank... il mio si chiama Matilde, ma a volte mi ritrovo che a guardarmi non è solo Matilde e gli occhi che mi scrutano al mio risveglio sono 4, 6.... e allora passo circa cinque minuti a salutare le diverse idee di una me che c'è e non c'è

  8. ...aggiungo una cosa. Frank è comunque una presenza "comoda", perchè non parla, non può. E' solo lo specchio di una parte di noi che ci fa comodo vedere al nostro risveglio per illuderci che così siamo, oppure come ho detto, per farci sentire come vorremmo essere. Essendo liberi di essere bugiardi con noi stessi possiamo forse dimenticare che bugiardi siamo. Ma alcune bugie si possono dire se sono a fin di bene no?


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