L’ultima che volta che mi sono... incuriosito della mia faccia
Riflessa nello sputo di un cane. Sprezzante... mi lascia a far da scorta
allo sfintere roso dalla rogna...
Me l’ero allevato quel cane. Dagli esordi.
Eletto a garante della mia casa... fidando nel suo impegno notturno...
Sapevo che lui mi proteggeva.
Mentre riposavo lo sentivo abbaiare contro le zone oscure dove si intessono
i complotti …
Attacchi da ogni lato
che lui … solo … faticava a
contrastare.
Ancora cinque polli mi erano rimasti. Ne avrei mangiati poco per volta
e volentieri avrei passato a quel cane
la sua giusta tassa.
Entro pochi mesi i pulcini cresceranno e le uova al mercato di primavera
serviranno per pagare il sale e il pane.
Così mi prometteva la sua presenza.
Poi un sera tutto fu giallo. Giallo
e rosso.
I pulcini più piccoli ed i già promettenti galletti facevano da contorno
alla memoria dei due polli rimasti.
Il cane è lì. Che mi guarda e sembra ridere.
La bocca e le unghie inzuppate nella memoria del mio misero sostentamento.
… e a pensarci bene sono convinto che ridesse mentre mi guardava.
E dopo un giorno finirono anche le bucce del limone … che mi aveva
premurosamente riservato …
Le aspettative riposte in succulente coscette di pollo arrostito ai
tramonti d’inverno
Vale ora merda di cane.
E quella merda ora me la sono voluta e me la mangio.
E quel bastardo si volta … mi guarda mentre gli striscio sotto la coda … e ride
…
mi viene in mente il cane di mio fratello che appena ha campo libero se ne va nel pollaio e fa strage di galline galli e pulcini... e poi penso che sì, sei tu con la tua nera ironia... grande Nicola tu e i tuoi incubi e il tuo farneticare...
caramia più che ad un cane io penserei a qualcuno che dice di lavorare per noi e poi ce la mette al culo piano piano... ogni riferimento è puramente voluto
tocchi un argomento assai delicato... che poi ce lo mette piano piano e quando ce ne accorgiamo è già tardi...