Ogni cosa resta negli occhi di te.
Mi hai detto che non saresti venuta.
Mi hai lasciato lì con il groppo in gola,
con la forza solo di guardarti e dirti che
non dovevi sentirti in colpa.
Avevo la busta nel portabagagli con le tue
scarpe nuove, preparato il pranzo e comprato i
biglietti per il cinema questa sera.
Sei andata via abbracciandomi, piangendo. Non posso dicevi,
non vedi che è in macchina col motore acceso e mi sta aspettando?
Devo andare, hai fatto troppi sbagli ma io non ci credo e tu lo sai.
Ho visto quella nera bara con le ruote portarti via col suo Caronte
alla guida, soddisfatto di aver mietuto un'altra vittima.
Quel dolore che al momento sembra anestetizzato, privo di lacrime,
come se ti stessero leggendo una notizia di cronaca oppure la
lista della spesa tutto d'un tratto diventa una serie di coltellate
dietro la schiena e tu non puoi schivare i colpi.
Brucio e fremo, impotente davanti ad una scelta
non voluta, non sua ma dettata da condizionamenti esterni.
Oggi vorrei morire, perdermi nella disperazione, imboccare la via del
bosco senza molliche di pane da lasciare come traccia o prendere
la direzione sbagliata senza un Tom Tom che mi riporti indietro.
Devo resistere, chi ha fomentato quest'odio non l'avrà vinta;
intanto scrivo e mi addoloro, lentamente mi lascio scivolare e
come Anna Pavlova interpreto la mia personale "Morte del cigno".
"Non posso"....è la più grossa cazzata del pianeta...lo sappiamo tutti e continuiamo a dirlo, nonostante tutto.
N.A. ma come sei saggio!!! 🙂