La morte di un uomo

Poesie Guido Mazzolini

Non posso gioire per la morte di un uomo,
quel corpo riverso, straziato dai colpi
di un giudizio precario e feroce,
quel viso di sangue, le mani forate,
sdraiato, gettato nel fuoco come povero straccio
le orbite vuote di luce che ancora domandano
un solo silenzio bagnato di pena,
è un povero figlio
un volto ingiuriato da un altro,
è bocca socchiusa nel rantolo
che ora racconta un giudizio severo.
Non posso gioire per la morte di un uomo,
egli è una canna spezzata di rabbia
un sibilo muto di vento,
è un grido smembrato il suo corpo
brandelli di carne, fossa di terra
dove hanno infilato le mani
ghignanti aguzzini vestiti di nero
che cambiano forma e divisa,
fantocci di stupide guerre
prevenzione di odio futuro.
Non posso gioire per la morte di un uomo
di un despota sanguinario e rapace
o un santo di luce e dolcezza,
la folla è una bestia perversa
esulta sul sangue versato
si bagna le labbra e le zanne appuntite
danzando su tristi macerie.
Lontano s’addensa il tramonto
e tutto si copre di nubi.
Egli è soltanto una foglia strappata dal ramo
un triste fantoccio sbilenco,
è un Cristo martoriato e trafitto
un interrotto domani,
così mi appartiene quel sangue versato
nero e aggrumato di polvere
quel petto squarciato dall’odio,
lo sento già mio quel grido che innalza
e invoca giustizia al grigio livore del cielo.

 

Guido Mazzolini
Guido Mazzolini
Nato a Cremona, da allora respiro nebbie fitte, afa padana e pianeggianti sensazioni. Mi esprimo come posso e come so, nello stesso modo che mi è stato concesso da un cinico fato. Scrivo parole convinto che l’espressione sia la magia donata agli esseri umani per potersi elevare e somigliare agli Dei. Non esistono punti fermi nel mio esistere, solo zattere di comprensione in balia di un oceano agitato e onde altissime che conducono, malgrado noi, verso lidi sconosciuti. Per questo credo nella parola espressa come valore supremo; ci credo perché la voglio fortemente mia, la sento scorrere nelle vene più del sangue, possiede un proprio odore inafferrabile ed evoca consapevolezze diverse, la posso toccare con mano, ingoiare e respirare ogni istante. Credo nel “linguaggio dell’inesprimibile”, nelle sensazioni e intuizioni che solo parole non convenzionalmente espresse riescono a palesare realmente. "Sono l’oscuro lato che nasconde la genesi più vera di me stesso." Ho scritto, mio malgrado: "L'Attimo e l'Essenza", "Diario di bordo", "Il passo del gambero", "Suoni", "La ragione degli alberi", "Un celeste divenire". "Destinati a direzioni diverse" è il mio ultimo figlio di carta.

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3 Commenti

  1. Rappresenta molto ciò che si prova in questi giorni guardando l'Italia. Bravo Guido.


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