La mossa risolutiva

Racconti matteo

La situazione si è complicata da subito. Era già scesa la sera, con la sua umidità così poco estiva. Ci siamo trovati in questo ordine, io capofila, che avevo frenato per primo con la mia Punto grigia, poi questo tale furioso su una Golf e infine il carro funebre. Non c'era praticamente traffico, è la zona artigianale, è presto persino per le puttane, i tossici ormai battono la zona stazione e non ci sono abitazioni.

Scende di macchina dopo avermi tamponato il tipo furioso, già bestemmiando, con una voce antirock. Perché cazzo hai inchiodato, c'era un gatto, sì, bella scusa. Deduco che la mia colpa sia stata transitare davanti a lui.

Poi scende il cassamortaro, in divisa impeccabile da lavoro, eccetto per le Reebok che porta ai piedi, bianche a strisce arancioni. Inguardabili.
E te, perché cazzo non hai frenato, dice il furioso, come se ritenesse impossibile che qualcuno fosse così inetto da non saper compiere un gesto tanto ovvio.

Il clima è teso, io guardo per un istante il mio ex paraurti e il tipo furioso fa una cosa che non mi aspetto. Si mette a piangere, sì, come un bambino, singhiozzi spropositati, ancestrali, cavernosi. Si lascia cadere per terra, sul bordo del marciapiede, si siede tra cartacce e erba cattiva, carcasse di motorini e idee di figli che non nasceranno mai.

Provo a dire, dai, guardiamo il lato buono, non ci siamo fatti niente, è tutto rimediabile. Perché, non so come, ma fa male vedere un iroso quarantacinquenne di due metri per cento chili di muscoli bestiali piangere come una ragazzetta delusa dal primo amore.
Così sembra che tutto possa ancora succedere, quando il cassamortaro fa quella che in gergo si chiama mossa risolutiva: sale in macchina, cerca qualcosa nel cassettino, immagino il modulo da compilare per l'assicurazione. Mi sbaglio.

Scende, fa due passi verso noi e tira fuori un miracoloso joint. L'ho trovato nella tasca della giacca del defunto, dice, tanto a lui non serve più. Lo accende e aspira tutto quanto può, poi si siede alla sinistra dell'omone-ragazzetta ex iroso, gli dà una pacca sulla spalla, annuisce come se stesse dando ragione a qualcuno. Tossisce forte e dice che se il porchettaro è chiuso gli farà causa, e giù a ridere di gola.
Le cicale cantano il loro suicidio, inizia un viavai di auto in cerca di una felicità da 30 euro. Che poi mica si deve essere per forza felici, dice l'omone, e scrolla le spalle sputando.

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La speranza è nell'opera. Io sono un cinico a cui rimane per la sua fede questo al di là. Io sono un cinico che ha fede in quel che fa. (Vincenzo Cardarelli)----- //badradio.splinder.com/

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3 Commenti

  1. avrà ragione l'omone?


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