La gioia per Liliana

Racconti Giuseppe Mastroianni

Liliana ansimava digrignando i denti, men­tre sen­tiva il pia­cere di lui entrarle den­tro ed aumentare e aumentare. Il respiro le mancava, lo prendeva lui che la possedeva e la rendeva partecipe di quella voglia da saziare, come l'acqua per gli assetati dopo i lunghi digiuni.

Lei venne, fu bellissimo sentirlo. Non aveva colpa di nulla, solo la sua femminilità soddisfatta. Le sue gambe e le sue braccia allentarono la presa sul corpo magro di lui. Lui lo capì, il loro momento era finito. Sarebbe stato l'ultimo probabilmente e la fortuna era proprio stata dalla sua. Approfittò ancora di qualche bacio al suo collo, i capelli mossi gli restavano un po' sul viso umidi. Liliana lo lasciava fare aspettando la realtà che non se n'era mai andata.

Restavano l'una contro l'altro coi corpi caldi. Nessuna parola.

L'una cominciò allora a ritornare in sé, dando indifferenza; Raffaele, l'altro per intenderci, quello che le stava sopra e a cui aveva concesso la sua prima volta, l'aveva conosciuto ai corsi dell'università, un corso di storia dell'arte. Non le era mai piaciuto. Era uno come tanti, neanche un belloccio. La faceva ridere, sì, come quella volta che ci provò facendo il simpatico in aula studio. Ma da lì a fare altri passi, oltre a un caffè al massimo, ce ne sarebbe voluto, e quanto.

A ventidue anni Liliana aveva imparato a fregarsene di questi cretini. Raffaele, invece, di tre anni più grande, aveva imparato con l'esperienza ad esser sfacciato, ad allungare abbastanza la mano in attesa che venisse presa, prima di poterla lasciare e passare quanto prima alla prossima scopata.

Qualcuno direbbe che non c'era niente di male. Eppure non è così. Non era stato amore a prima vista, la parola amore non c'entrava affatto. O, per lei, c'entrava troppo. Era un discorso più complicato di quello che sembrava e a quel ragazzo, trai tanti possibili con cui avrebbe potuto scopare, non importava il perché avesse scelto proprio lui. La parte migliore di tutto quel casino doveva essere guardarla come qualcosa di conquistato. Anche il suo era un bisogno, solo più semplice, non c'è dubbio.

Nella vita di Liliana l'amore c'era, anche nei momenti precedenti, mentre lui le slacciava il reggiseno. Ci sarebbe stato anche dopo;  non l'avrebbe detto a nessuno quello che era successo, né tanto meno dato altre spiegazioni, quell'amore che aveva si chiamava Andrea, era il suo ragazzo, anche se, con un gusto un po' old fashion, preferiva chiamarlo fidanzato, non senza motivo. E a dirla tutta, così lo riteneva anche dopo, mentre Raffaele le passava le mutandine e non la guardava quando si voltò per rivestirsi freddamente, come se quel ragazzo avesse visto anche troppo; Andrea, invece, di lei non aveva visto neanche i seni tondi. Non che non volesse, non che non l'amasse o non provasse desiderio sessuale per lei.

Era un giorno di inverno quando Liliana conobbe Andrea dagli occhi verdi, si innamorò fin da subito. Diciannove anni entrambi. Le disse una voce dal profondo dello stomaco che quel ragazzo sarebbe stato suo, non sarebbe stato un amore da schiavi, l'agape dei comuni mortali. Sapeva che l'avrebbe sposato un giorno. Era certa che si sarebbe innamorata di lui come di nessuno. Niente l'avrebbe distratta da questo pensiero, nessun pretendente cretino o audace che fosse.

Non era cambiato nulla, è vero. Avrebbe voluto far l'amore con lui, quello dei matrimoni, quello che dura per sempre, delle famiglie che vanno avanti per vite e generazioni nella memoria degli uomini. Non avrebbe lasciato momenti di sé sparsi nelle mani della persona più importante della sua vita dopo di lei.

Avrebbe soppresso i suoi istinti, lottato contro sé stessa nell'abbraccio più soave che conosceva. Resistito al corpo di Andrea, come una fortezza di fronte ad un cannone, senza mai crollare. Era convinta e così sarebbe andata avanti, animata da un amore puro, quello perfetto che avrebbe animato le loro vite, salvandolo da ogni tinta sudicia del mondo. La vedeva così. Quasi un amore da romanzo, di quelli incomprensibili e post-romantici.
Andrea, dal canto suo, amava il modo di vedere le cose della ragazza che sognava. Sentiva che le parole dolci che nascevano in sua presenza avrebbero potuto raggiungere ogni punto fisico o spirituale di lei. Iniettando sicurezza direttamente nelle vene minute.

Liliana aveva infilato il top nero. Ci ripensava a quella sua visione. Era donna, non aveva niente da non potersi perdonare. Aveva solo molto amore nella sua carne che ribolliva. Andrea non aveva mai guardato sotto quel top, o sotto altri. Stava lì da anni ad immaginare sul suo divano smeraldo. Non aveva fatto pressioni, era innamorato, non era stupido o come un cane con le smanie, non farlo gli andava bene, come quel sentimento puro con cui lei si faceva amare, che lui le donava. Chi se ne fregava dell'anacronismo di quella storia. Solo loro stessi, Liliana...

Agli occhi di Andrea, così inflessibile, sicura come se avesse conosciuto tutto del mondo, Liliana doveva restare l'ideale. Liliana giocò la sua parte e questa era la maschera che amava, sebbene la condividesse, deprecando la libertà di esser deboli, dell'arrendersi di fronte a sé stessi. Eppure, col tempo che passava, trovò un compromesso. Sentì gridare la propria pelle e la ascoltò, come quando era vicino ad Andrea, statua viva di ghiaccio: il modo in cui aveva ansimato poco prima chiarì ogni cosa. Valse la pena fare quel passo, scindere il sentimento dalla carne, per liberarsi da sé stessa. Ne aveva bisogno e scelse lui, quel ragazzo. Non ci stette a pensare molto. La sua insistenza nel volerle far capire che se la sarebbe portata a letto di buon grado c'entrava poco. Si sarebbe accollata la bugia di uno spazio di debolezza all'interno della sua vita, con Raffaele, quindi, che avrebbe potuto essere chiunque altro, uno strumento vissuto all'interno del suo spazio per preservare qualcosa di puro. Su cui scaricare ciò che avrebbe separato lei dal suo sogno perfetto: Andrea, che non avrebbe mai saputo nulla.

Lasciò quella casa senza neanche salutare, vestita in maniera ordinata, come se non avesse mai varcato quella porta. Non aveva risposte da dare. Non c'erano neanche domande dopotutto dall'altra parte, che di ragazze ne aveva avute abbastanza da capire che non l'avrebbe più rivista e a stento le avrebbe rivolto la parola; la notte impassibile, placida sotto i lampioni, Liliana camminò fino alla fermata del bus e prese il penultimo di quella sera per tornare al suo appartamento dall'altro lato della città. Dovette attendere un quarto d'ora prima che arrivasse. Gli altri impegni di quei giorni erano svaniti dalla sua mente, quando la molla era scattata e decise e scelse, ripensando a quanto presa si sentiva da Andrea. Doveva darci un taglio, ma non uccidere nulla di loro. La molla scattò.

Aveva vinto su sé stessa per certi versi, se non per sé stessa. Dire tradimento è una questione difficile, un macigno sul mare, e le ragioni che s'arrendono di fronte alle ragioni del cuore sono tante. Cercò, trovò, solo qualcosa di fisico. Probabilmente attaccarsi così tanto agli ideali, al senso delle cose, delle relazioni, in fondo, è un passatempo da stupidi che non hanno mai saputo vivere. Ma amava lasciar vivo il suo di ideale, l'avrebbe protetto come la parte più importante di sé.

Ci sarebbero stati altri uomini dopo quella sera, la sua fede sarebbe rimasta la stessa. Un giorno o l'altro avrebbe coronato il suo sogno...

Scese fuori casa sua, chiamò Andrea al telefono. Disse: ti amo, amore.

Giuseppe Mastroianni
Giuseppe Mastroianni
Giuseppe Mastroianni è uno scrittore e poeta attualmente residente nel Regno Unito. Nel 2015 completa la sua formazione universitaria e comincia un lungo periodo di ricerca artistica e lavorativa attraverso una lunga serie di esperienze che vanno dalla sua testa fino a giungere all'Europa e all'India del Nord, dove si trattiene per un anno intero principalmente a Nuova Delhi. Affascinato dalla bellezza della parola, rincorre una poesia propria attraverso ricerca e sperimentazione passando dalle Upanishad alla letteratura Postmoderna. Sospiri (2020) è la sua prima raccolta di poesie.

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2 Commenti

  1. A volte la carne divide, il suo sapore brucia e come cenere svanisce..

  2. Non fa una piega, ben scritto, mi piace come giochi con le parole come entri dentro la mente delle donne (in questo caso Liliana). Liliana ha scelto e ogni scelta in fondo è quella giusta se conduce alla gioia e non al compromesso.


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