L'ultimo Viet Cong

Racconti Nicola Eboli

Stanotte parliamo di sopravvissuti. stanotte parliamo di quelli che a vederli non gli daresti un centesimo. di quelli che ballonzolano sulle ginocchia e a cui i denti in bocca ballano e fanno male. Parliamo di quelli che quando uno li vede,  si domanda come fanno a stare ancora in piedi.

La prossima storia è dedicata a loro.  a questi  che li vedi un po’ malconci, ma ancora in piedi e sai che sono dei sopravvissuti.

Ma non è una storia triste. Come una canzone di Van Morrison. ‘Na  “roba” che ti fotte,  ti fa credere che esiste ‘sta cosa che si chiama libertà. Che se uno ci pensa l’unica libertà è quella di fottersi la vita. Che se stai alle regole di qualcun altro neanche ti servirebbe. ‘Sta famosa “libertà”. Comprare cibo per il mio cane e biglietti d’ingresso per i miei paradisi in terra. Terre al confine. Donne, serpenti  e denti rotti contro i tavoli.

 Anyway …

Ad un certo punto , magari, uno si pone delle volontà. Si impone , meglio. Va  a cercarne, sicuro che da qualche parte ce ne deve avere e c’è uno spazio vuoto.  Zona d’ombra. Ombra che insiste,  finché uno smette di cercare. Nel peggiore dei casi condivide la volontà di qualcun altro.

Cercavo un segno e quando l’ho avuto, mi ci sono schiantato contro. Come dire , se non fossi nato “male”, con ogni probabilità, non sarei nato.

Ottobre Rosso è in fiamme . la rivoluzione Romantica di ‘sto cazzo , la dà via a 150 a botta nei quartieri alti ed io mi scordo di avere le ossa rotte.  Lascio i soccorsi in attesa e chiamo subito per disdire l’appuntamento saltato.  Il bidone funebre , agghindato di fiori , nel retro del carro è intatto. Pare che porti bene. A questo punto il gioco è in discesa e da bravo sopravvissuto, troppo giovane per ritirami e troppo vecchio per perdere, non mi resta che mimetizzarmi.  Aspettare e cagare sottovento, così intanto concimo l’orto che a star senza far niente mi vengono i brutti pensieri.

Parlavamo di “volontà”.  Che tanto se ne può soprattutto parlare fino allo sfinimento o alla partenza per saturno appena caricata fra le applicazioni gratuite del telefonino.  Niente. Neanche a ‘sto giro divento astronauta.  Mi faccio due conti, guardo il cane che mi guarda , mi guarda a lungo. Mi osserva con occhi comprensivi. Sembra che capisca qualcosa che io manco fra 3000 anni.  Mi guarda finché passa una lucertole ed è sempre meglio di niente e smette di fissarmi inutilmente.  Così mi trovo anch’io la mia bella “volontà”. La volontà di fottere tutti quelli che avessero una volontà e per la quale fosse prevista una mia qualsivoglia partecipazione. Tutti eccetto mia madre ovviamente. Lì ormai il danno era fatto. Poco importava che la missione che mi sono scelto, contempla necessariamente un gran bel sacrificio, ma ne vale la pena e comunque a guardarlo con gli occhi di uno che ha amato. Ed ha amato tanto.  .  Che non ci avrebbe guadagnato niente Che era amore puro.

E quindi non era un cazzo.

Così mi ritiro in buon ordine , ripercorro la strada all’indietro finché l’orizzonte sarà abbastanza largo da vedere in tutte le direzioni per chilometri. Aver il tempo di studiare  le eventuali strategie , se ce ne dovesse esser bisogno . me ne sto in fondo al cortile. Spalle al niente.  Il famoso piano “salvaculo”. Durante l’inverno avrò tutto il tempo di pensare le mie trappole e sperimentarle sui vermi.  Saranno pronte per il disgelo. Qualcosa sta per succedere. Questione di tempo. Questione di pioggia.                                                          Ci sono predatori e prede.  Tutt’il resto sono slogan natalizi.

E ci sono gli accidenti. Che parassitano all’ombra. In apparente attesa . ma non è attesa. È il tempo che si dilata e i rivela perla gran puttana che è.  Il momento giusto è anche l’unico momento reale ed  è  quando uno se ne accorge che iniziano a scorrere i titoli di coda.

Preparazione della battaglia                                                                                                                                                                  Sesso,sesso,sesso,sesso, tanto. È l’allenamento migliore.  Training “panico” per trovare il vero io.                                                                Si procede per gradi.                                                                                                                                                                                                          C’è tutto il tempo.                                                                                                                                                                                                                 Le giornate iniziano ad allungarsi. E tolgono ombra.  L’ombra si allontana e scopre le impronte nel fago.  Impronte che vengono in questa direzione.                                                                                                                                                                                                                 C’è tutto il tempo .                                                                                                                                                                                                        Prenotare la manicure per affilare gli artigli. Ed intanto che ci siamo, piantare ulivi , caso mai qualcuno avesse voglia di impiccarcisi  per sfuggire alla noia.

Una volta, una gazza si è posata su un ramo. Di un mandorlo , forse, ma senza fiori. Se ne sta lì. Mentre il mandorlo cerca disperatamente di fiorire per non sfigurare e pensa che c’è tutto il tempo perché la gazza sta costruendo un nido e non sembra aver intenzione di andare da nessuna parte.  Poi ci hanno messo un palo della luce o del telefono e poi una croce per attaccarci i sopravvissuti. La gazza è ancora lì. Tutta presa dal nido che non finirà mai di costruire, e pensa. C’è tutto il tempo.

Fra  le notizie sportive e di costume, andrà in onda la solenne radiocronaca di una disfatta evidentemente comprata a tavolino.  Ma io per allora sarò già in viaggio verso  il sud est.

Sempre se a qualche stronzo non gli viene in mente di aprire il bagagliaio per gettarci l’immondizia di casa.

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Nicola Eboli
Nicola Eboli
teatrante

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3 Commenti

  1. bentornato Nicola...questo pezzo è ...lo adoro, letto senza prendere fiato.

    • ciao Karen. grazie. vuoi mettere il piacere di ritornare al "rifugio" ogni tanto ...


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