Senza badare per la prima volta alle proteste
di chi non aveva avvertito del suo ritardo,
senza badare agli altri per la prima volta forse nella sua vita,
aveva dormito, tanto, tanto, profondamente.
Si era svegliata calma e bella.
Aveva fatto una lunga doccia ed indossato una maglietta nuova,
e le sue ciocche chiare parevano sbarazzine.
Quel tipo profumato l’aveva cercata parecchie volte durante il pomeriggio,
ma lei aveva il cellulare staccato.
Così aveva accettato di uscire con lui,
e l’aria quella sera le sembrava sulla pelle più fresca del solito.
Si era presentata ai suoi amici con un nome inventato al momento,
e lui aveva sorriso divertito.
Si era presa i suoi baci morbidi di uomo che non calpesta ma si offre,
lunghi e morbidi per dirle che era bella,
o brevi e morbidi a sottolineare una frase o un silenzio, così lui faceva.
Mara aveva riso ed in certi momenti aveva persino creduto di star bene.
Aveva sentito un pizzico di gratitudine per quell’aria fresca
e le voci di bambini che giocavano vicino.
Aveva amato sporcarsi la gonna bianca di boutique col ketchup delle patatine.
E mentre lui le prendeva la mano per riaccompagnarla a casa,
aveva pensato che si può vivere in tanti modi senza vivere, e morire senza morire.
Elena Condemi
mi piace leggere ancora di Mara, di questa sua parentesi di quasi vita... di quasi normalità... una normalità che non appartiene a Mara.