Maya -secondo capitolo-

Racconti Michela

Quando riaprì gli occhi non sapeva quanto tempo fosse passato, ma capì che sicuramente tutti se ne erano andati, il solo rumore che si sentiva in casa era il ticchettio della sveglia che le aveva regalato sua madre. Diego la odiava, odiava quel rumore nelle orecchie la notte.
Maya si rigirò nel letto e annusò il cuscino di suo marito, era lì sotto che infilava la testa per non sentire quello stupido ticchettio, era con quel cuscino che la colpiva la domenica mattina per giocare sul letto. Era anche su quel cuscino che l’amava…
Basta. Doveva alzarsi da quel letto. Si, doveva fare qualcosa. Ma cosa?
In fondo non voleva fare niente, voleva solo… suo marito…
E se non poteva averlo, allora voleva dormire, così si alzò e si avviò verso la cucina, dove ogni cosa era in ordine. Sua madre aveva ripulito e riordinato tutto, anche in un momento come quello pensava solo a pulire. Maya sentì un moto di rabbia, e cominciò a cercare freneticamente le pillole per dormire nel cassetto dei medicinali. Chissà se c’erano ancora… chi gliele aveva date?
Quando le trovò ne buttò giù due con un bicchiere d’acqua e si sdraiò sul divano nuovo. Non se l’era goduto per niente. Ancora si sentiva bene l’odore di nuovo. Sì, sul divano forse era meglio, così non c’era il suo odore; tra il lavoro e il fine settimana al mare, non avevano avuto il tempo neanche di provarlo. Lui non avrebbe più avuto tempo. Lei sì, purtroppo.
Uno sbadiglio, il plaid di lana di sua nonna, un autobus che passava sbuffando per la strada deserta e lentamente un torpore cominciava a scioglierle le lacrime e a farle perdere il contatto con la realtà.

All’inizio sentiva solo le voci delle loro risa divertite, poi comparvero le prime immagini di lei e Diego che correvano a perdifiato per i prati di Villa Borghese.
Da quando i loro genitori avevano stretto amicizia, quel posto era diventato il loro punto d’incontro quasi ogni fine settimana. E all’alba dei dieci anni la cosa più bella era correre! Correre a perdifiato per vedere chi fosse il più veloce. Ora Diego le insegnava a calciare bene il pallone, poi lei lo sfidava con l’hula hoop e allora sì che c’era da ridere!!
E poi le corse in bici con l’aria tra i capelli e mamma e papà che gridavano “Piano! Aspettate!”. I salti con la corda, le esibizioni con i pattini, i tornei a racchettoni… che bello quando c’era il sole…
Sporchi e sudati bere alle fontanelle e bagnarsi i piedi al laghetto stanchi morti. E fare la lagna perché non si voleva andare via.
Quando il sole non c’era o faceva troppo freddo andavano l’uno a cena a casa dell’altra e passavano le serate tra cartoni alla TV, giochi di società e libri di ogni genere.
Il pensiero sospirato di tutta la settimana era rivedersi. Nonostante gli scherzi idioti che Diego le tirava quasi ogni volta e il suo fare da duro saputello, Maya era già innamorata. Era cotta del suo primo amore.
Quando a maggio, per il compleanno di Maya, li portarono al maneggio vicino la casa di campagna di Diego, fu amore a prima vista con i loro cavalli e con la sensazione di estrema libertà che dava loro il vento tra i capelli da quell’altezza.
L’unica cosa che rompeva l’incanto di quelle giornate immersi nella natura era il continuo squillare del cellulare del papà di Diego… che strazio, che ansia, che pizza!! Perché non lo spegne? Perché continua a squillare? Così spaventa i cavalli… “Maurizio per favore! Spegni, basta, dai! Maurizio…”

Maya si alzò di soprassalto: era il telefono di casa che squillava.
“ Chi cavolo è che scoccia i miei sogni? Chi è quell’imbecille che mi ha svegliato dalla mia vita?”
- Pronto? Ah, mamma, sei tu. –
“E chi altri poteva essere? È l’unica che non capisce mai quando è il momento di rompere le scatole alla gente.”
- Mamma sto dormendo. Si ancora. Non me ne importa niente se sono quindici ore che dormo! Non mi scocciare, sto bene!!-
Stare bene era l’unica cosa che a Maya non riusciva proprio.
Quando riattaccò il telefono urlò. Poi guardò l’ora dal grande orologio sulla parete del salone, si riaccasciò sul divano e accese la televisione.
Cercò un telegiornale, non lo faceva mai, era uno dei motivi di litigio tra lei e Diego: “perché non possiamo vedere un telegiornale per sapere cosa succede nel mondo?” e lei “ Perché ti fanno vedere solo guerre, madri che uccidono i propri figli, mariti che uccidono le proprie mogli e politici che ti fregano la vita. Io voglio credere in un mondo migliore partendo dalla vita di tutti i giorni. Dalla mia, non quella degli altri.” Allora si scatenava un dibattito eterno che sfociava sempre in una lotta al telecomando e poi si risolveva col cenare davanti ad una sitcom, con Diego che ripiegava sul Tg in seconda serata e lei che sotto le lenzuola gli chiedeva cosa fosse successo nel mondo quel giorno.
Ora invece doveva guardarlo lei il telegiornale se voleva sapere qualcosa.
Ora doveva farlo lei al suo posto. Lo guardava e piangeva per i bambini che morivano di fame in Africa e per quelli che piangevano per la morte dei genitori in un incidente. Continuava a piangere per una madre che aveva perso la figlia dopo un’appendicectomia e per il Ministro dell’Istruzione che aveva tagliato i fondi della ricerca, ma continuava comunque a guardarlo quello schifo di Tg.
Lo guardava e piangeva per quello stupido di suo marito che si era andato a schiantare con la moto contro un albero per evitare una volpe.

Michela
Michela
Non potrei essere altro che quella che sono: un cavallo libero in una prateria che non vuole essere domato; una fatina buona che appare quando serve e senza rumore se ne va; una leonessa che protegge i suoi cuccioli e li aiuta a vivere; il caos senza controllo,la mamma, l’amica, l’amante, la moglie che ama nel profondo. Ecco, sono passione, dedizione e propensione. Una sognatrice con i piedi per terra, la quiete e la tempesta, il dramma e la commedia (beh, forse più la commedia!), il tutto e il niente. Sono una come tante… sono io.

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7 Commenti

  1. ma grande... che bello leggere ancora di Maya e Diego

  2. Et voilà! La morte vince su tutto e tutti.
    Un mio fraterno cugino francese, ha buttato via il televisore. Credo riuscirò a seguirne l'esempio prima o dopo.

    • A casa ne ho solo uno e tutti mi prendono per pazza, visto che siamo in 4.
      Ma quelle poche volte che lo si guarda voglio che sia utile a qualcosa, almeno a stare tutti insieme!

      • ma sai che anche noi abbiamo un solo televisore?
        Di solito è spento... e citerei Gaber: qualcuno era comunista perché guardava solo raitre.
        e noi ci fermiamo sul tre e saltiamo ogni tanto su raidue per vedere annozero...
        durante la giornata preferiamo la musica... vuoi che sia una stazione radio (possibilmente rock) o un cd o un bel vinile con i suoi scricchiolii.

  3. da certe cose sembra impossibile trovare la forza per ricominciare davvero

    • c'è chi non ci riesce mai veramente e chi poi ricomincia alla grande... chissà Maya che farà?

      • e noi aspettiamo fiduciosi


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