Era sola quando arrivò la chiamata dall’ospedale. Per poco non svenne.
Era con sua sorella quando il medico uscì dalla sala operatoria scuotendo la testa. Per poco non svenne, ma Vichi la sosteneva.
Era contro Dio che voleva urlare mentre seppellivano suo marito, circondata dai parenti e dagli amici in lacrime.

A casa, con un cenno, si congedò da tutti facendo capire dal suo sguardo che era forse arrivato il momento di lasciarla sola, di smetterla di continuare a preparare caffè, di chiedersi a vicenda “come stai?” scuotere le teste, asciugare le lacrime e rispondersi “…su, dai… forza!”
Si avviò lenta verso il corridoio in penombra lasciandosi alle spalle gli sguardi stupiti e addolorati dei presenti e quando finalmente chiuse la porta dietro di sé, vi si aggrappò e respirò il silenzio della stanza, a lungo, cercando di mantenere salda la ragione e la sua dignità. Non voleva urlare, non voleva che tutti sentissero la rabbia angosciata del suo dolore.
Si abbandonò sul letto, due lacrime sgorgarono dai suoi occhi affranti che cominciarono a rivivere ricordi di un passato forse troppo felice per durare…

Quando i loro sguardi si incontrarono la prima volta, nei giardini di Villa Borghese, avevano quell’innocente purezza di spirito propria dei bimbi ingenui e spensierati, dei bimbi sereni.
Maya sembrava più grande dei suoi nove anni, aveva una figura slanciata, una ribelle chioma bionda, qualche lentiggine sul nasino tondo, piccole labbra a cuore e nei suoi occhi ardeva il fuoco della vita.
Alla sua vivacità istintiva si accompagnava un animo sensibile e riflessivo, e se un minuto prima la si vedeva correre come una lepre in fuga nei boschi, un minuto dopo la si scopriva in lacrime di commozione per lo sbocciare di un fiore.
Diego, lui era un ragazzino robusto con due occhi grandi da cerbiatto in una cornice corvina.
Aveva la simpatia di un pagliaccio e l’audacia di un cavaliere; la sua vivacità era prorompente, quasi eccessiva, ma nascondeva un cuore gentile e premuroso che si rifletteva e perdeva nella profondità del suo sguardo lucente.
Quel giorno alla Villa c’era la festa per il battesimo del cuginetto di Maya e Diego era lì con i suoi genitori che avrebbero scoperto nell’arco della giornata quanto si trovassero bene con la famiglia di quella graziosa bambina con il vestito a pois, diventando poi grandi amici.
Quella peste di ragazzino era sgattaiolato via e, per fuggire alla noia dei grandi, aveva deciso di nascondersi al mondo; Maya, per lo stesso motivo, aveva invece deciso di inseguire il volo di una farfalla e, dopo aver saltellato e corso qua e là, si era tuffata nell’erba per respirare l’odore forte della terra e spiare il sole tiepido tra i rami degli alberi.
Mentre era stesa lì, persa nei suoi pensieri bambini, aveva sentito prima un fruscio, poi uno strano scricchiolio provenire dell’alto e, prima di riuscire a mettere a fuoco cosa fosse… si era ritrovata addosso un ragazzino e un mucchio di foglie dai colori d’autunno.
Un urlo di Maya spaventata, qualche parola farfugliata da Diego per cercare di scusarsi e superare a sua volta lo spavento e poi, finalmente, si erano guardati.
Entrambi scapigliati, con le foglie tra i capelli e delle espressioni buffe sul viso, erano scoppiati in una risata cristallina come il cielo di quel giorno.
Dopo aver fatto le presentazioni di rito e aver capito che erano lì per lo stesso motivo, i due ragazzini avevano continuato a giocare, a ridere e parlare, dando origine ad una splendida amicizia.

Ma quello ormai era solo un bel ricordo e nulla più e Maya non voleva ricordare, voleva solo dormire.
Dormire. Dormire…
E tra le lacrime mute chiuse gli occhi.

Michela
Michela
Non potrei essere altro che quella che sono: un cavallo libero in una prateria che non vuole essere domato; una fatina buona che appare quando serve e senza rumore se ne va; una leonessa che protegge i suoi cuccioli e li aiuta a vivere; il caos senza controllo,la mamma, l’amica, l’amante, la moglie che ama nel profondo. Ecco, sono passione, dedizione e propensione. Una sognatrice con i piedi per terra, la quiete e la tempesta, il dramma e la commedia (beh, forse più la commedia!), il tutto e il niente. Sono una come tante… sono io.

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7 Commenti

  1. semplicemente meaviglioso. Adesso Maya non vuole ricordare, ma saranno proprio i ricordi a darle la forza di superare la perdita.

  2. No...saranno i ricordi a bloccarle la vita...

    spero per lei che si prenda un bella sbronza continuata negli anni...

  3. chissà chi avrà ragione... datemi tempo e lo scoprirete! hihihi!!!

  4. Mariella deve avere colto nel segno. Ma passo a scoprirlo.
    P.S.
    Maya, se sarà fiocco rosa a dicembre allora porterà questo nome la mia bambina. Altorve porta già da tempo il suo bel nome.

    • Anche mia figlia doveva chiamarsi Maya... poi abbiamo scelto di darle quello della mia amata nonnina che l'avrebbe adorata,ma che non ha fatto in tempo a vederla... ma resta sempre il mio nome preferito! 😉
      attendo notizie sul fiocco: speriamo che sia rosa!!

    • Altorve? Allora non sono l'unica che adora i nomi poco diffusi...

      • mio marito per la femmina mi ha bocciato Emma e Zoe, l'avevo convinto per Maya, poi... è nata Chiara 🙂


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