Mi hai immobilizzata in questa morsa di ferro, in un gioco di sguardi che come spilli pungono l'Anima. Mentre aspetto una spiegazione a questo tuo gesto, questo tuo bloccarmi, questo tuo costringermi a fissarti, t'osservo. Sei bello, mi piaci, ma non provo niente. Sono vuota e il terribile è che la colpa non è tua. La colpa è solo mia.
"Sei in grado di fare solo questo? Sei in grado solo di scappare?" sibili avvicinando il tuo viso al mio, provocatorio.
"No..." ti rispondo "Sono anche capace di odiare." le mie parole ti offendono, lo leggo in ogni cellula di te. Nei tuoi occhi limpidi che impercettibilmente si dilatano, nella presa sul mio viso che si fa lievemente meno forte di prima, nel leggero scostarti da me, quasi avessi paura che ad avvicinarti troppo potrei morderti alla gola e farti morire del mio veleno. E hai ragione, hai ragione ad avere paura.
Dopo averti osservato allontanarti, con la testa bassa, le spalle curve e gli occhi di un cane in autostrada, mi sono guardata allo specchio. Tutto di me era uguale a sempre, la stessa espressione controllata, gli stessi capelli neri, la stessa postura del corpo, la stessa bocca inflessibile, ma gli occhi... mi sono soffermata sugli occhi. Erano più chiari del solito, più grandi del solito. Stavano gridando. Erano furenti.
I miei occhi mi stavano odiando.
Tutto di me era uguale a sempre, la stessa espressione controllata, gli stessi capelli neri, la stessa postura del corpo, la stessa bocca inflessibile, ma gli occhi… mi sono soffermata sugli occhi. Erano più chiari del solito, più grandi del solito. Stavano gridando. Erano furenti.