Morituri te salutant

Racconti Giovanni Pinsone

Carataco era teso e pronto a scattare, il sole faceva scottare il suo elmetto di bronzo e le grida indemoniate della folla, echeggiavano come un rombo infernale.
Era un Secutor, si trovava dentro l'arena di un grande anfiteatro e davanti a lui era pronto al combattimento un Reziario.
Morituri te salutant”..... così avevano appena recitato rivolti al ricco patrizio del posto e adesso tutti attendevano un suo segnale che avrebbe dato inizio allo spettacolo di sangue e di morte.
Tutta la sua esistenza, veniva messa nuovamente in discussione, di li a poco, ci sarebbe stata la vittoria, la gloria, la vita, altrimenti avrebbe forse trovato una morte da schiavo, che lo avrebbe liberato da tutta quella pazzia. Aveva combattuto e vinto molti duelli, aveva ricevuto parecchie ferite, l'ultima, che era ancora fresca, era stata provocata dal tridente di un Reziario che era penetrato in profondità sulla sua coscia destra.
La vita ed il tempo correvano veloci per un gladiatore, quando si trovava dentro l'arena.
Ogni volta, ripensava alla sua terra, la Britannia, al suo popolo gli Iceni a sua moglie la bellissima Kyla  e a suo figlio  Yann...il suo piccolo e forte Yann!!
Ripensava a quel maledetto giorno, in cui la sua tribù partecipò alla rivolta contro i Romani e alla loro disfatta, alla sua cattura e schiavitù. Si chiedeva con le lacrime agli occhi ormai da tempo sempre la stessa domanda...... che ne era stato della sua famiglia?
Il cuore batteva follemente ed il suo sangue correva veloce, per adesso ancora dentro le sue vene, il fiato era corto, il Reziario aveva cominciato la sua veloce corsa, intorno a lui, pronto a sfruttare qualunque sua esitazione o punto debole, questa era la sua specialità.
Il combattimento si protrasse per molto tempo, in realtà il suo nemico non era molto abile o forte, ma lui esitava a colpirlo, a ferirlo, ad ucciderlo. Era stanco, così, senza rifletterci troppo , fece quello che il suo orgoglio li suggerì, gridò forte “BASTA!!” chiuse gli occhi e si getto scoperto verso il suo duellante.
Il Reziario, esitò un istante, ma poi fece quello che era il suo compito ed infilò il suo tridente nel petto del Secutor fin dentro il cuore.
Carataco si accasciò in silenzio e poi disse al suo rivale, che ancora incredulo lo fissava negli occhi “grazie fratello per avermi liberato” e poi cadde all'indietro con un tonfo pesante.
Poteva ancora sentire la folla in delirio che gridava “jugular!.... jugular!...” il suo cuore non batteva più forte ed il suo sangue bagnava pigramente la sabbia arsa dal sole.
Poi ci fu buio e lentamente le voci si fecero più lontane finché non calò il silenzio.
Ad un certo punto sentì come in lontananza il pianto di un bambino, il pianto si faceva sempre più forte, poi senti la voce di una donna che parlava la sua lingua al fanciullo che si calmò subito...... cosa stava succedendo? Era morto?
Aprì improvvisamente gli occhi e si trovò dentro la sua capanna, con la sua amata Kyla, che stava consolando il suo piccolo Yann.
Era confuso, cosa era successo? Un attimo prima si trovava in un arena lontano dalla sua casa, come schiavo, morente........
Kyla lo guardò incuriosita e sorridendo gli disse “Tutto bene mio prode guerriero?”
Lui tacque per alcuni istanti e poi a voce bassa e tremula rispose “Non lo so, mi trovavo in un posto terribile e adesso.....”
Era solo un sogno, non dargli peso, lo sai che spesso gli dei si prendono gioco di noi”
Si, era un sogno forse, o forse è questo il sogno” disse Carataco.
Quando Carataco si alzò dal suo giaciglio Kyla vide una ferita fresca sulla sua coscia destra, erano come tre tagli, ancora rosati e sporgenti “ma quando ti sei procurato questa ferita? Io non l'avevo mai vista e ieri sera, sono sicura che non c'era!!” disse lei sconcertata.
Credo che sia un segno lasciato dal sogno di stanotte” disse lui, mentre sempre più confuso si toccava la fresca ferita ancora un po dolente.
E' ora di prepararsi mio prode, oggi la nostra regina Budicca sta radunando tutte le tribù per iniziare la grande rivolta contro Roma, finalmente saremo tutti liberi”
A quelle parole, il cuore di Carataco ebbe un sobbalzo, si ricordò della grande battaglia contro Roma, della sconfitta e della schiavitù “ No, mia dolce Kyla, oggi non andremo li, noi non ci uniremo alla rivolta, questa non sarà la nostra guerra, prendi nostro figlio e andiamo via di qui, vi porterò nelle terre del popolo dei Briganti, dove vive un mio cugino”
Lei lo guardò come se lui fosse impazzito, ma non disse nulla, quella mattina si era svegliato stranamente e poi quella misteriosa cicatrice, apparsa nella notte..... forse era un segno degli dei pensò.
Prepararono i loro pochi averi e li caricarono su un piccolo carro, in silenzio, poi dopo alcune ore di viaggio lei gli domandò “Cosa vedesti in quel sogno mio amato?”
Carataco tacque per alcuni istanti fissando il vuoto davanti a se, “Non so se era un sogno o realtà, non so se ora stiamo sognando oppure no, ma so che voglio rimanere qui con voi, qualunque cosa questa sia”
Il carro proseguì la sua marcia con andatura incerta, cigolando nel sentiero fangoso, tra la nebbia e la pioggia fine che cadeva fittamente, il viaggio era ancora lungo, ma Carataco sapeva che adesso le loro vite sarebbero rimaste unite per sempre, perché questo era il volere degli dei e lui dal suo cuore li ringraziò per quella seconda opportunità che generosamente avevano deciso di concedergli.
Sorrise, poi si avvicinò a Kyla e gli disse “Sali sul carro, stai vicino a nostro figlio e riposate tranquilli, perché adesso io veglierò sempre su di voi.

Giovanni Pinsone
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