Capitava che la mattina lei rientrasse da lavoro mentre io uscivo,
pochi sguardi furtivi e buongiorno cavati a forza, più per timidezza
che per indifferenza.
Nel tragitto verso l'ufficio pensavo spesso al suo viso angelico
che dal secondo al terzo piano si faceva sempre più chiaro e luminoso,
quell'attimo eterno in cui i nostri occhi si incrociavano e poi ognuno per la sua strada.
Stasera le chiederò di uscire pensai, la raggiungerò velocemente al pianerottolo e le parlerò.
Aprendo il portone del palazzo me la trovai davanti, tutti e due al piano terra, uno entrava l'altra usciva,
fu uno shock.
Ci guardammo per un minuto, abitavamo tutti e due al quarto,ci eravamo incontrati lì un paio di volte,
dove tutto era possibile e dove l'ascensore sembrava non salisse e non scendesse mai.
Mille e mille pensieri si accavallarono,baci e strette d'amore erano in quel momento il mio desiderio,il mio sogno.
Fui svegliato bruscamente, in piedi per la strada dritto come un lampione, da una sua gentile richiesta di
spostarmi che aveva un aperitivo di lavoro e stava facendo tardi.
La incontrai altre volte al quarto piano ma stavolta, non aspettai l'ascensore, scesi a piedi.
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