E mi viene in mente tutto quel tempo passato nelle sale d’attesa a contare minuti e metterli da parte credendo che prima o poi mi sarebbero tornati utili, mi vengo in mente io, quella che ero, tutte quelle che sono stata e che credevo sarebbero rimaste. Le mie convinzioni che cambiavano con lo scorrere del tempo, con gli avvenimenti e le immagini che catturavano i miei occhi. Tutte le strade calpestate e quelle dove camminavo in punta di piedi per paura di pestare qualcosa di fragile e prezioso. Le briciole messe nelle tasche nell’ipotesi un giorno avessi preso un sentiero oscuro da dove non avrei saputo ritornare. Tutte le porte lasciate socchiuse perché non si sa mai, o perché non trovavo mai le chiavi per chiuderle. L’ultima versione di me, dopo un’accurata correzione di bozze durata quasi una vita, le attente riletture di tutti i passaggi e la loro possibile interpretazione da parte mia o di qualche lettore distratto o comunque poco attento. Già, quello che ero diventata fino a quello che sembra ieri soltanto. Il disincanto, la paura, lo stordimento, poi il nuovo coraggio, il coraggio di non credere più a tutto o se non altro ad altro…
Tutto quel camminare svelto, il terrore di un altro salto… e poi i salti nel vuoto con gli occhi aperti tanto peggio di così dove vuoi che finisco. Quel mio voler provare tutto, tanto per vedere com’è, tanto per vedere se sopravvivevo lo stesso.
E poi tu, arrivato come un treno in ritardo, anzi cancellato dal programma, a mettere in discussione tutto, da capo, e quel respiro che ho fatto quando guardandoti ho pensato questo è un miracolo, io ricomincio.
Tu che sorridevi come a chiedere permesso e adesso accompagni ogni mio passo, tu che hai ridato senso perfino ai colpi di vento che spostano tutto quello che credevi di aver sistemato e bloccato con il migliore dei fermacarte. Tu che riesci a farmi addormentare solo mentre mi respiri addosso...
E a volte devo fermarmi un attimo e chiudere gli occhi per chiedermi se davvero esisti e non ricordo bene come hai fatto ad entrare ma adesso sei dentro, talmente in fondo che lo so che non potrei mai farti uscire, stavolta ho chiuso bene la porta… ho buttato la chiave e ti stringo forte mentre ho smesso di aspettare e perfino di scappare.
Ho riletto tutto, ho fatto un riassunto, ho fatto un giro strano davvero per arrivare a te, ho sbagliato strada mille volte e le briciole non erano mai abbastanza per tornare indietro, ho perfino perso il filo del discorso molto spesso, ma in fondo mi ripeto che importa, sono qui adesso.
Karen Lojelo
httpv://www.youtube.com/watch?v=Qgp7hlkfstI
Si cambia sempre... speriamo in meglio.
e direi di sì... lo spero bene... 😉
senza parole
lo prendo come un complimento... 🙂
o in quel senso... mi è piaciuto talmente tanto da lasciarmi con la bocca aperta...
Attenta alle mosche mariellamu... ;))
tranquillo Stefano... l'ho chiusa.. e in tempo.. dalla finestra aperta ne era entrata una e si era fiondata dritta dritta verso la mia bocca...
;D
è sempre un'inaspettata paicevole sorpresa il sentirsi finalmente "a posto", quando tutto il passato e i suoi interminabili giri hanno finalmente raggiunto un senso 🙂
🙂
L’ultima versione di me, dopo un’accurata correzione di bozze durata quasi una vita, le attente riletture di tutti i passaggi e la loro possibile interpretazione da parte mia o di qualche lettore distratto o comunque poco attento.
Mamma mia!
Questo ed altri pezzi, da b r i v i d i!
Strepitosa Karen :))
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee :))))))