A questo penso quando penso a te

Racconti VeraLiberta

Un sacco a pelo, un pennarello rosso, un paio di anfibi e la morte.
A questo penso quando penso a te.

Il sacco a pelo è il tuo, quello verde con la cerniera rotta; quello in cui, per la prima volta, abbiamo giocato a fare l'amore. Quello in cui, tante altre volte, abbiamo dormito in punti a caso della vita.
Anche il pennarello rosso apparteneva a te. Tenendolo tra le dita riuscivi a modellare universi irreali intorno a cui io poi costruivo improbabili novelle. Brevi spiragli. Così chiamavamo quei piccoli deliri prima di dar loro fuoco, per poi restare a guardarli, stupiti, librarsi nella notte. Magicamente tramutati in cenere.
Gli anfibi invece erano i miei. Gli anfibi che ci divertivamo a colorare. Gli stessi anfibi che, in una brutta notte, si sono accaniti contro il tuo corpo, accecati dalla rabbia. Gli stessi anfibi che ora riposano in un angolo buio del mio sgabuzzino.

La morte, infine, apparteneva a entrambi. Caotica e terribile la mia. Desiderata e fredda la tua.
E ci ho provato a rincorrerti per non lasciarti cadere ma le mie dita erano in frantumi, come tutta me stessa.
E quelle notti di sosia, quelle notti di nulla.
Tuo fratello pareva una versione centrata di te, come se il mondo si fosse divertito a replicarvi in uno specchio. Splendente quello di Andrea. Grottesco il tuo.

Io, te, lui e La Tua Quasi Me. Dal nome tanto simile al mio, dal viso tanto simile al mio da sembrare un gemella non voluta. Stessi capelli, stesso sorriso. Braccia diverse. Ferite da taglio ai polsi, le mie. Milioni di buchi, le sue. Strano riuscire a distinguersi grazie a delle cicatrici.

E poi quella notte. Quella notte brutta.
Una delle nostre ultime notti insieme.
Senza sacco a pelo.
Senza pennarello.
Senza i nostri due sosia distorti.

La notte in cui, per cercare di salvarti, sono quasi arrivata a distruggerti.
La notte in cui la tua risata infinita mi ha fatto capire che, oramai, un futuro non c'era. Che anche il futuro era diventato un mucchietto di cenere inutile e poteva solo librarsi, indifferente, nella notte.

Una settimana dopo già non eri più.

VeraLiberta
VeraLibertà nasce a Milano ma, ben presto, scappa in cerca del mare. Scrive, da sempre, su tutto quello che le capita a tiro: fogli, scontrini, muri, a volte anche sulle proprie mani. Quando non scrive, scatta fotografie, legge o dorme. Ha una vera e propria cotta per gli haiku giapponesi e per la poesia contemporanea. Da grande vuole fare il pirata. Ha pubblicato due libri di poesie: "Le stelle dono andate tutte al cinema" e "Biologica al 97%". Fa parte di Nucleo Negazioni.

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5 Commenti

  1. dolce e amaro si susseguono lasciandomi senza fiato

  2. concitato racconto, oscillante viaggio...bello

  3. ne abbiamo già parlato. Le manisangueamore ..è qui che io mi sono messa tutta a tremare, come se fossi in astinenza di qualcosa.Questi ricordi tuoi che mi afferrarono per il braccio.Mi sembra che io e te ci siamo conosciute meglio a partire da qui.Giusto?


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