“Bella la lapide vero?”
Ma che bella, questa non ci sta più con la testa… ma può essere bella una lapide? Ma cosa gli dice la testa. Mi ricordo al funerale, che continuava a dirmi : “Guarda che bella bara che abbiamo scelto, era quella che costava di più.” Ma cosa doveva fare bella figura con i parenti? Nonno è morto, mi frega un cazzo della bara, della lapide e della corona di fiori. Io continuavo a piangere perché l’unica persona che era stata sempre presente a tenermi la mano non c’era più.

Ma lei continua mentre cerca la scopa per spazzare a terra, dice che quando piove lì davanti si riempie di foglie e sembra brutto lasciare tutto sporco. A chi, sembra brutto, mi chiedo.

“Pulisci bene con l’alcool lì sulla foto che non si vede più bene, hai visto che bello il colore del marmo…?”
nonna, è bello.”
Devo farla contenta, “Hai visto che bella foto che abbiamo scelto? Era bello nonno vero?” “Sì era bello.”
Era bello nonna. Sì lo era, era bello dentro, e ora non c’è più, non c’è più, è morto, andato, sparito, è finita. Lui non c’è più e basta.

“Faccio dire una messa ogni mese, mica mi dimentico di lui… tuo nonno non andava mai in chiesa, meno male che io gli faccio dire la messa…”
E sì, menomale, me lo ricordo io mio nonno, che ti prendeva in giro, e diceva che tu stavi sempre in chiesa ma in paradiso ci sarebbe andato lui, perché aveva sognato San Pietro e gli aveva dato le chiavi, e nonno diceva che se ci arrivava prima lui a te non ti ci avrebbe fatto entrare, perché gli annacquavi il vino con l’acqua e lui diceva che l’acqua fracica i ponti…

Come quando gli preparavi l’insalata perché “fa bene” e lui rispondeva che l’erba la mangiano i conigli. Mentre lucido la cornice il fumo della sigaretta che tengo tra le labbra ti arriva sulla foto, dai nonno, fatti due tiri, mo ti lascio due sigarette dietro al vasetto dei fiori, che quando eri vivo nonna te le buttava sempre, diceva che ti facevano male e tu le rubavi dalla mia borsa. Ricordo che mi raccontavi che quando eri prigioniero di guerra scambiavi la razione di cibo con le stecche di sigarette e non ti hanno mai lasciato in pace nemmeno a fumare una sigaretta, hai iniziato a fumare a 13 anni e sei morto a 80. Da metterci la firma. Ti hanno ucciso forse molto prima tante altre cose. I silenzi e le carezze che non arrivavano. Ricordo che dicevi che non volevi più lavarti perché tanto lei non ti baciava mai…

Cavolo quanto mi manchi certi giorni, dai fatti un altro tiro, che nonna non ci vede, sta sistemando i fiori, ti ha preso quelli gialli perché dice che si abbinano con il colore del marmo di questa cazzo di lapide.

Ma pensa te, ti hanno infilato dentro un loculo, tutti in fila morti, incastonati in questi palazzoni di cemento, ma che senso ha? Penso che quando morirò voglio stare sotto terra. È da lì che siamo venuti in fondo. Però nonna una cosa buona l'ha fatta, per farti fare bella figura ti ha messo qui una foto di quando avevi 30 anni, eri bello sì, ma alla fine nonno sai che c’è? Che eri bello pure a 80 anni, sembravi Capannelle, e poi eri bello perché ridevi sempre, anche se di motivi ne avevi davvero pochi. Hai passato la vita a fare contenti gli altri e poi alla fine mandavi tutti a  ‘fanculo, ti eri stufato e avevi ragione.

Prima di morire, quando non riuscivi più ad alzarti dal letto mi dicevi: “Chicchè, mo quanno me sento mejo me rimetto a lavorà, voglio ricomincià a girà il mondo e non me filo più nessuno.”
Chissà se almeno in qualche specie di sogno ci sei riuscito. Quando ti sogno mi metti sempre in tasca i soldi per le sigarette. Quando eri vivo ti lamentavi che nonna ti prendeva tutta la pensione e quando regalava soldi a me o a mamma tu dicevi “E certo ce vole poco a fa bella figura coi sordi dell’artri.”

“Oh adesso è un’altra cosa, finalmente è tutto pulito.” E sì, è tutto pulito, sai che gliene frega a nonno che adesso è tutto pulito, se davvero ci dovesse vedere o sentire pensa quanto è contento di stare chiuso qua dentro.
Ma meno male che sicuramente non ci vede e non ci sente. Magari finalmente si riposa davvero. Nonno facevi la patatine fritte più buone del mondo… riposa in pace.

Nonna si è stancata adesso, non so perché visto che ha fatto pulire tutto a me, comunque sta risalendo in macchina, noi ce ne andiamo, te fai il bravo, anzi fai quello che ti pare finalmente, lo so si preoccupa di cose assurde, quanta pazienza che hai avuto, però è una brava donna, gli vogliamo bene, se la vedi riderai sotto i baffi, adesso che non ci sei più parla sempre di te, adesso gli manchi, adesso ti riempirebbe di baci sai nonno… che fregatura la vita, la gente si accorge che ti vuole bene sempre quando te ne vai…

Le sigarette stanno dietro al vaso se tante volte…

Ciao nonno, qui inizia a piovere, noi andiamo via. Nonna è arrabbiata perché dice che dopo che l’hai fatta addannare tutta la vita ti sei permesso pure di morire… hai capito? Ti sei permesso pure di morire…

Karen Lojelo

Karen Lojelo
Karen Lojelo
Karen Lojelo, nasce a Roma il 25 giugno del 1976. Ha pubblicato 'L’amore che non c'è' romanzo 2008), la raccolta di poesie 'Binario 8' e 'l'ebbrezza del disincanto' (romanzo 2012). Nel 2013 è andato in scena uno spettacolo teatrale scritto da lei: Riflessi con la regia di Virginia Pavoncello. Nel 2018 è uscito il romanzo 'Non ti scordar di te' edito da Viola editricee vincitore del premio speciale della giuria al concorso internazionale Montefiore, subito dopo 'Margherita' una raccolta sui generis di racconti e monologhi su questo personaggio immaginario e dedicata alla sensibilità femminile. A novembre 2018 viene pubblicata una nuova edizione indipendente rivisitata e corretta di 'Binario 8', poesie strettamente collegate con i racconti di 'Margherita'. A breve è prevista anche l'uscita di un'antologia di racconti da lei curata con la partecipazione di altri scrittori tra cui nuovi autori e nomi noti. Gestisce un sito multi autore che promuove la scrittura e l’arte in tutte le sue forme //www.wordshelter.it/ Il suo sito personale //www.karenlojelo.it/

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