Scheggiato: I muri sprigionavano calore, evidenziando il segno dei suoi passaggi.
Un diffuso malessere fisico s’irradiava dal costato sinistro e s’inerpicava deciso fino alla vetta dorsale, disegnando la geografia degli ultimi giorni, quando un senso di benevolenza reagiva con fatalismo al fascino di un percorso unico e straordinariamente bello, capace di offuscare quel che arbitrariamente gli umani hanno cercato di definire doloroso e inaccettabile.
Grattavo via il sale dalla pelle e speravo d’incontrare pesci piccoli per non evolvere all’anello invisibile della catena alimentare.
Il disappunto si stagliava inevitabile sui lineamenti del viso come manifesto di sfilate in bianco e nero d’archivio.
Alzai la sua veste e le mani erano smarrite al contatto con ciò che sarà irrevocabilmente perso.
Non si comprende questo senso del viaggio, esplorato la forma trasparente degli oggetti, la svalutazione del bacio è inversamente proporzionale al desiderio etnico che si rifugia nel ventre materno della negazione del progresso nichilista, pronto al cieco rinascimento già gravido di decadenza ventura.
L’ignoto in quanto tale non dovrebbe passare da queste parti.
Sono in piedi, una via di periferia, campi, verde smeraldo, colline in fiore d’amplessi promiscui primavera/estate, cielo di lapislazzuli, ogni stella dorata, lei, armonia che non si mescola mai all’abitudine, la guerra è appena finita ---
(06/06/06)
Racconto veramente particolare! ... complimenti! 🙂
Grazie Giusy 🙂