Lo sento ancora. Non è mai andato via. Non è mai arrivato, è sempre stato qui, a volte ben nascosto ma è un ricordo costante. Ce l’ho qui, al centro del cuore, anzi è appeso, tra il cuore e lo stomaco, non va né giù né su. Sta fermo, come me, che non faccio più passi, nemmeno pensieri. Sto ferma e guardo. Guardo.
Almeno si sciogliesse, facesse lacrime, macché… sono finite. Anche quelle.
Forse dovrei dire: finalmente… aspetto, ma non aspetto più qualcosa, solo che finisca, che finisca, che la faccia finita di spingere alla bocca dello stomaco, non voglio più ascoltare, perché ho capito, e non volevo capire. Voglio solo silenzio, restare immobile, smettere di respirare che anche l’aria mi sembra stupida, inutile, insensata.
Passerà, dicevano. Sì, è passato il tempo, sempre più tempo, tempo e ancora tempo, aspettando che andasse meglio. Nel buio di questa stanza spingo la testa contro il cuscino, fa notte. fa giorno, fa notte, fa giorno.
Domani: un altro oggi; magari colorato a tratti da piccole illusioni che quando ti svegli il grigio è più grigio di ieri. Più grigio di sempre, più nitido e più messo a fuoco.
Passerà… non c’è niente che deve passare, tutto quello che doveva passare di qui è passato. E non c’è disperazione, né dolore, né niente. Niente.
Ecco così mi sento, come niente, come un ombra che ha attraversato qualcuno e non gli ha lasciato niente. Come un’apparizione che quando arriva tutti sgranano gli occhi… ma poi sparisce. Sono trasparente.
Non ho voce, non ho corde da suonare, non parole giuste da incastrare. Una serie di errori che nemmeno riconosco, ma sicuramente ci sono, devono essere da qualche parte, devo averli nascosti bene, forse sotto il letto disfatto, o dentro al quel giacchetto.
Quanta fatica sprecata, mal riposta, dove l’ho messa… da che parte spingevo e dov’è che volevo arrivare… ?
Davvero, davvero non lo so.
E non so più dove voglio andare o se voglio restare invece, magari alla fine mi piace così, così, almeno ho qualcosa da dire, al vento, perché è con quello che parlo. Mi piace così forse… forse, come dice quella canzone… perché questo dolore è pur sempre… qualcosa. È almeno qualcosa.
L’ho vista, in quello specchio, quella che voleva volare senza ali, quella, quella che ha tradito, quella che ha involontariamente usato tutti nella vana speranza di non essere usata.
Quella. Quella che è stata sincera un volta con l’unica persona che l’ha davvero ferita. Quella che mentiva sempre, a se stessa prima, tranne quella volta, quella. Quella che si aggrappava a fili invisibili che non c’erano per trovare una via d’uscita. L’ho vista mordersi le labbra davanti all’ennesima sconfitta e trattenere il respiro stringendo i denti, ripetendo come un mantra vado avanti.
Dentro quello specchio mi guardava, imperturbabilmente consapevole che era vano il mio dimenarmi, mi guardava mentre scioglievo nodi e rompevo catene, mi guardava mentre illusa cercavo di fuggire.
Chiudo gli occhi adesso. Voglio solo dormire.
Karen Lojelo
dormire senza sonno... volere è potere, qualcuno diceva... ma sarà poi vero?
e bisogna direzionarla bene 😉
se sì non ho ancora capito come "volere"
Bisogna avere tanta forza interiore per volere davvero qualcosa e farla realizzare.
Io sono più per la roulette e tutto sul rosso ! Pochi momenti ma intensi :)))))
Vivere bruciando in fretta!!! dormendo il minimo indispensabile :)))
🙂
mi bastasse ancora "solo dormire", sarei un bambino felice...
(bel pezzo questo)
alpexex (che non riesce a commentare loggato)
grazie Kap 🙂
bellissimo karen......... " e non so più dove voglio andare o se voglio restare " ...lo scrivo sul mio stato... ehe
GRAZIE 🙂
Al solito: tu leggi dentro. La prima parte di questo racconto è da non crederci, per come la conosca bene. Brava.
mi sono commmossa.
"E non so più dove voglio andare o se voglio restare invece, magari alla fine mi piace così, così, almeno ho qualcosa da dire, al vento, perché è con quello che parlo."
bellissimo.
grazie Emy