Ho fatto un sogno in cui potevo camminare tra i miei ricordi, quelli più sereni e più lucenti, camminavo in punta di piedi per non svegliarli, ho attraversato i luoghi della mia infanzia ritrovando ogni cosa che ho amato e ogni persona a cui ho sorriso. Mi sono rivista bambina e ho guardato di nuovo il mondo attraverso quegli occhi pieni di speranza e per cui tutto era ancora possibile, con lo stesso sguardo stupito che avevo in quel tempo e avevo le mani piene straripanti di sogni e pronte a raccoglierne altri. C’era mio nonno seduto che sorrideva cantando i suoi stornelli e quella ragazzina gentile con cui giocavo ad esser grande. La cucina al mare dove entravo la mattina in pigiama e mia nonna che scaldava il latte. E poi la casa dove sono cresciuta,  che darei oro per riaverla, il lungo corridoio dove la mattina filtrava la luce del sole dal bagno e l’odore del caffè che arrivava al letto e mia madre in vestaglia. Dalla finestra il mercato pieno di colori, volti familiari perduti nel tempo.  Ho aperto la porta finestra di fronte al letto e potevo vedere di nuovo la piazza piena di gente.

Quella sensazione di incoscienza e la curiosità di scoprire il mondo un pezzetto al giorno… Poi dentro quel sogno sono diventata grande ed ero ancora lì e potevo continuare a guardarmi intorno e improvvisamente nella mia cucina c’erano tutti, tutti quelli che se ne sono andati e anche quelli che sono rimasti ma tutti sorridenti nel loro momento migliore e io aprivo lo sportello della piccola credenza arancione cercando il barattolo dello zucchero che era diventato gigante, c’eri perfino tu nel mio bagno, eri venuto con me in questo viaggio nel tempo ed ero talmente felice che aprivo tutte le porte correndo tra le stanze perché dovevo farmi sentire e lo volevo raccontare a tutto il mondo di quel sorriso che mi esplodeva dentro al punto da non riuscire a controllare le labbra. E tu avevi il mio stesso sorriso e mi venivi incontro. Passato, presente e futuro, tutti insieme nello stesso momento; ma solo il meglio di loro come se niente altro in fondo contasse.

Ti guardavo sgranando gli occhi, li chiudevo e li riaprivo per controllare che fosse vero, ed eri lì che mi prendevi la mano per attraversare il giorno.

Mi sono svegliata e il cielo sembra più azzurro, dalla finestra un raggio di sole finalmente convinto. Oggi il mondo sembra un posto migliore. In fondo la felicità è piccola cosa. Credo di averlo già detto, ma ogni tanto me ne dimentico.

Karen Lojelo

Karen Lojelo
Karen Lojelo
Karen Lojelo, nasce a Roma il 25 giugno del 1976. Ha pubblicato 'L’amore che non c'è' romanzo 2008), la raccolta di poesie 'Binario 8' e 'l'ebbrezza del disincanto' (romanzo 2012). Nel 2013 è andato in scena uno spettacolo teatrale scritto da lei: Riflessi con la regia di Virginia Pavoncello. Nel 2018 è uscito il romanzo 'Non ti scordar di te' edito da Viola editricee vincitore del premio speciale della giuria al concorso internazionale Montefiore, subito dopo 'Margherita' una raccolta sui generis di racconti e monologhi su questo personaggio immaginario e dedicata alla sensibilità femminile. A novembre 2018 viene pubblicata una nuova edizione indipendente rivisitata e corretta di 'Binario 8', poesie strettamente collegate con i racconti di 'Margherita'. A breve è prevista anche l'uscita di un'antologia di racconti da lei curata con la partecipazione di altri scrittori tra cui nuovi autori e nomi noti. Gestisce un sito multi autore che promuove la scrittura e l’arte in tutte le sue forme //www.wordshelter.it/ Il suo sito personale //www.karenlojelo.it/

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5 Commenti

  1. Nel volere immaginare una competizione tra sogni e viaggi non si può fare a meno di capacitarsi di come i primi raggiungerano sempre confini più lontani dei secondi.
    Grazie per buona lettura sulla comoda astronave offerta.

  2. quando i sogni sono i nostri ricordi più profondi, non ci sono immagini, non ci sono parole che possano esprimere quelle sensazoni così vere
    tu comunque ci sei andata vicino :))


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