Tempesta nell'aranceto

Racconti Penna Libera

Un’altra nottata a vegliare Anna.
Silvia ha voglia di aria.
Abbiamo litigato.

È uscita con le gambe molli, è stufa di fare l’infermiera.
Anna è malata.
Non c’è speranza, dice il dottore.
Non serve far niente. Basta aspettare che muoia.
Ha una malattia che le avvelena il sangue.
Le trasfusioni non la purificano.
Soffre senza morfina.
Adesso il vento è aumentato.
L’aria è più nera sulla scogliera.
Le foglie fanno mulinelli. Il freddo riempie i pori, i colori si mescolano ai rumori.
Ripenso alla faccia di Anna senza un colore.
Forse non arriverà a domani, dice il dottore.
Forse la tempesta arriverà nell’aranceto prima del suo ultimo respiro.
Silvia dice che la tempesta spazzerà via le nuvole e i dolori di Anna.
Ha cinque anni, e voglia di vivere.
Serve sperare, dice Silvia. Smettere di avere paura.
Il fragore del mare frange sulla scogliera. L’aria si riempie di schizzi e di sale.
La tempesta arriverà e prenderà me al posto di Anna. Non scapperò nell’aranceto.
Così ha detto Silvia prima di correre sulla scogliera.
Silvia ha paura della tempesta, del dolore di Anna, del suo. È in cima alla scogliera seduta.
Le nuvole scaricano pioggia e il cielo è nero di pece.
Anna respira a fatica.
Rantola mentre la pioggia è violenta.
- Ecco la tempesta. Arriverà in un minuto, - dico rivolto ad Anna senza togliere gli occhi da Silvia che, spinta dal vento sulla scogliera, cammina come una foglia ingiallita.
Caparbia avanza verso la tempesta. Non scappa nell’aranceto.
Mi giro ad un sospiro di Anna che riempie tutta la stanza. Ha gli occhi di vetro. Anna non respira.
Corro a cercare Silvia con gli occhi ma non la vedo; ho paura e la chiamo, il rumore della tempesta disperde la voce, di corsa sono fuori in un secondo, piango mentre corro ed inciampo. Ho lo stomaco vuoto, la vita sulla schiena, l’anima in gola.
Ad un tratto: Silvia.
Bagnata di lacrime e pioggia raggomitolata nell’aranceto.
Il sole ha squarciato le nubi sul mare. La tempesta è passata.

Il bel tempo arriverà.

Penna Libera
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Il marinaio spiegò le vele al vento... ma il vento non capì.

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7 Commenti

  1. Sì, è una di quelle storie che piacciono a me.
    Riempiono il cuore in un crescendo di emozioni ...è il destino che si porta via
    prematuramente una bambina, sferza la vita di chi rimane e lascia spazio
    ad una speranza nuova.

  2. Questo racconto lo trovo piuttosto doloroso .... il bel tempo arriverà .... sicuramente ... ma quella tempesta resterà dentro per sempre .....

  3. Bellissimo, intenso e poetico, realtà cruda e la meraviglia di leggere ancora di scogliere e aranceti, forse il tempo si è fermato, la natura ritorna a dispetto di macchine infernali...

  4. Grazie a tutti per aver letto e commentato.
    Questa qui sopra è in assoluto la prima "cosa" che ho "scritto" (tanti anni fa) senza pensare ad un contratto, un atto, o a un qualcosa che avesse a che fare col mio lavoro...
    In quel piccolo corso di scrittura, organizzato da un quartiere, (costo 60 Euro) venne dato un incipit ai partecipanti "Tempesta nell'aranceto" e 15 minuti di tempo per scrivere qualcosa di "creativo".
    Il testo è rimasto sostanzialmente lo stesso di allora.
    Grazie ancora. Felice di essere approdato qui ramingo da altri siti di scrittura.

  5. Aspro e struggente. E' poesia del dolore.

  6. Direi che in 15 minuti sei riuscito a dare vita all'immagine di una "tempesta nell'aranceto"... ma credo anche che la scrittura sia parte di te... sprigioni racconti e storie da tutti i pori... o almeno questa è l'impressione che mi dà leggerti e leggere i tuoi commenti... felice che tu abbia trovato un nuovo approdo qui in wordshelter... direi onorata...


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