Un piacevole incontro

Tempo fa un senza tetto bosniaco che vive dalle parti di Rebibbia mi ha offerto una pizza margherita ed una birra.

Al calar del sole ci siamo fatti una così piacevole chiacchierata da non renderci conto del passar del tempo, anche se ad un certo punto il mio stomaco ha preso iniziativa autonomamente mettendosi a brontolare, come a volermi mandare una sorta di messaggio biologico urlando imperativamente: "è ora di cena!" Per dirla come si dice da queste parti " a 'na certa me sè svejata l'anaconda che ciò 'n panza". Non avendo soldi in tasca, passati a portafogli ben più grassi ed ingrassabili del mio per spese di routine, ho ringraziato volentieri il mio amico arrivato dalla Bosnia, il quale, sazio delle bruschette e dei supplì gentilmente offertogli dai proprietari della pizzeria vicino il parcheggio della metro di Rebibbia e consapevole delle mie esigenze, ha deciso di darmi parte della sua cena con altrettanta gentilezza. Stupito nel vedermi accettare con  tanto e manifesto piacere la sua offerta mi  ha sorriso di gusto.

Da quell'incontro l'imprinting per future risate e lunghissime chiacchierate ad ogni nuova occasione.

Riflessioni e sensazioni

Le nostre strade consolari concepite nella notte dei tempi sembrano essere state pensate già da allora come metafore del vivere odierno, in quanto, seppur funzionali soprattutto ai dominanti, hanno avuto ragion d'essere quali vie per unire luoghi e culture, mettendo in rete non virtuale diversità distanti tra loro. Scorgendo quel che si vive nella "mia" Tiburtina, abitata da me sia nei suoi paraggi romani che in quelli extraurbani, questa funzionalità d'unione si concretizza oggi nella vicinanza fisica tra vecchie e nuove variopinte umanità che stabilmente la vivono e la percorrono. Mondi che nonostante questo essersi accanto restano spesso culturalmente divisi, rimanendo aspirazioni, stili di vita e linguaggi che frettolosamente s'ignorano, pregiudizi e convinzioni inoculate negli animi più da un grande "parla a vuoto" mediatico, costituito in buona parte da "esperti" in cerca di facili consensi per la loro sopravvivenza economica e sociale, che dal considerarsi reciprocamente nell'incontro e nei comuni accadimenti quotidiani.

Realtà che vivono similmente alla reazione di sostanze quali l'acqua e l'olio che, pur stando nello stesso contenitore, finiscono per restare separate tra loro.

Titoli su titoli, parole su parole e sempre con più insistenza immagini su immagini, creano paure ed insicurezze collettive ed individuali ai limiti del patologico distorcendo la realtà. Certo, esistono problemi ed un ingenuo chiuder gli occhi, una sorta di "negazionismo del quotidiano" non porta lontano, ma questi disagi locali non hanno poi padri diversi da quelli aventi nomi che, a volte, smettono di scandalizzare perchè parte integrante di un anestetizzante “abituale collettivo”. Mafia, ignoranza, immobilismo burocratico e speculazioni politico- affaristiche, frutti di un neonotabilato locale,  composto non solo da politici, alcuni dei quali fanno invece battaglie sul territorio per una maggiore giustizia sociale mettendosi in gioco e rischiando in prima persona, ma anche e spesso da imprenditori, in particolar modo costruttori, o meglio da una porzione non indifferente di essi, ovvero i “palazzinari”, volendo con questo termine rispettare sia le differenze esistenti in ogni categoria che render al meglio  l'idea e lo “stile” di coloro che a tale gruppo sociale ed affaristico appartengono.

Macigni pressanti sopra le teste di chi abita determinate realtà urbane.

Pur senza voler sorvolare il fatto che questo ben amato mondo si migliora anche pensando in grande, prendendo in mano e cercando di plasmare il più possibile gli aspetti negativi della globalizzazione, confrontarsi ed agire sul piano locale diviene una vera chiave di volta. Agire può significare anche il piacere dell'incontro con l'altro. Non solo la denuncia politica, certamente necessaria, ma il gesto di cortesia, il chiedere “come stai?”, quando fatto con avvertibile sincerità, è un modo concreto di migliorare l'esistenza, quella propria, degli altri  e dei  luoghi dove si esprime la concretezza del quotidiano. Gesti tanto semplici da porre in essere quanto importanti e piacevoli! Per risolvere le problematiche del convivere e per far dono a noi stessi ed a chi ci è accanto di una vita più piena, bella, vera, degna. Le paure, quando motivate dai fatti, fossero anche del proprio vicino, a volte sono importanti. Utili. Possono permettere di salvare, se temprate dal raziocinio, anche l' esistenza fisica di ognuno, ma quando finiscono per dettare le abitudini ed i modi di vivere in toto i propri luoghi, come oggi vedo accadere nei molti abitanti e passanti di questa "mia" strada, finiscono invece per ridurre le potenzialità del vivere.  Si dimentica che può esere  la voglia di condividere la felicità ad avere il potere più grande! Con il raccogliere la più banale cicca in terra, unitariamente all'assunzione di comportamenti similari, avviene una grande trasformazione:  non si è più passanti, passività in transito, ma cittadini, individui pulsanti, aperti verso uno scambio fatto di ricchezza quotidiana, dentro relazioni interpersonali preziose e concrete.

Altri incontri

Sento parlare in un incontro pubblico sul piano regolatore delle aree limitrofe alla mia e  capisco dove volutamente si chiudono gli occhi. Sento parlare in autobus  di ronde da persone che si dicono come me di sinistra o comunque civili e non posso che ricordargli un recente passato in cui non i loro bisnonni, ma i rispettivi padri abitavano dentro precarie baracche e nelle abitazioni più modeste vicino l'Aniene, proprio dove ora abitano le diverse umanità considerate aprioristicamente da molti  pericolose. Soprattutto da chi non ha mai avuto relazioni con loro. Mai! Non può essere anche tra noi il pericolo? Questo è così grande pur non accadendo nulla di particolarmente infausto nella maggior parte delle notti e dei giorni? Con una sorta di “seria ironia” gli raccomando di pensarci almeno un po' prima di dirsi pronti a fare ronde, se non altro per il fatto che probabilmente e realisticamente sarebbero proprio loro i primi a prenderle!

Pensieri, gioie e sorprese

Penso a Pasolini, al neorealismo, ai lavoratori in nero sfruttati che, come molti non sanno e neanche immaginano, dopo aver faticato per costruire la nostra città, sono costretti a dormire la notte, scansati dai più, nei pressi della Stazione Tiburtina.

Vedo una dolcissima signora anziana di San Basilio che tituba a sedersi perché secondo lei chi le cede il posto è più stanco.

Vedo i momenti più alti della nostra cultura che in casi come questi si fanno carne ed ossa!

Ecco in programma  un'altra bella mangiata in compagnia. Stavolta no, non scrocco, vado al Casale dove i rom cucinano per tutti le loro pietanze. Ottimo il piatto con uova e verdure.

Se restassi a casa davanti al pc o a gurdare la televisione, se andassi nei pur piacevoli, ma soliti locali, dando retta a qualche benpensante, mi perderei sicuramente una nuova occasione per rendermi conto di "quant'è gajarda 'sta tiburtina!".

Quanta vita autentica porta in seno questa strada, pronta a nutrirci e donarci sapore!

È la poesia del quotidiano sentirsi parte di quel che sta intorno.

In ogni strada che si arriva a camminare, in ogni luogo che si arriva ad abitare, natio o meno che sia, anche quando non del tutto noto,  nasce comunque una relazione tra quel "paesaggio esterno"  ed il "paesaggio interno" della nostra intimità, da  dove, come doni, possono scaturisce desideri di partenza, di ricerca e di emozioni.

Posare i propri occhi su determinate realtà dona il piacere di poter scovare oltre il nero che pur esiste e di lasciarsi affascinare dallo scoprire e riscoprirne diverse luminosità e tonalità di colori,  come quando dopo aver dedicato un po' del nostro tempo e del nostro fare ai preziosi più cari che abbiamo, li rivediamo brillare.

Fabio Santilli
Fabio Santilli
Compositore e producer, pianista e tastierista, autore. Amante della musica e delle parole. Oltre a collaborare con diversi artisti ha realizzato l'album solista Empathy, un viaggio strumentale in cui il mondo acustico del pianoforte e dell'orchestrazione si colora e si alterna con elementi elettronici al servizio dell'evocatività. Il suo singolo Rhythm Dance Spirituality è invece un mantra sonoro basato sulle percussioni, sul rapporto tra movimento, libertà e meditazione che queste accompagnano da sempre. Ha pubblicato la poesia 'Adesso!' all'interno del libro Quaderno 09 in allegato all'agenda Scarceranda 2014. Ha inoltre partecipato al laboratorio teatrale "rischio forte" di Luigi Morra presso il "teatro forte" al Forte Prenestino prendendo parte allo spettacolo "Non è la meta-morfosi" liberamente tratto da "La metamorfosi" di Kafka.

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1 Commento

  1. Ciao Mariella! Ciao Nevrotico Alchemico! Grazie! Vero, quante sfaccettature e modi possibili di vivere ti offrono certe realtà come questa "nostra" Tiburtina. Davvero un mondo che ti dona tantissimo, una moltitudine di esperienze, sensazioni, ricordi e sempre nuove possibilità di incontri e momenti importanti.


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