Tirando due righe sul conto

Anche quest’anno è arrivato. Siamo sopravvissuti anche alle presunte previsioni dei Maya per poterlo vedere ancora una volta: Natale. Già, lui le feste tutte, i babbi Natali appesi alle finestre, la befana, Gesù bambino e la fine di un altro anno. E allora tiro due righe sul conto come dice Tiromancino in una sua canzone…

Inevitabile, come la morte e le tasse, direbbe qualcuno, ma in Italia siamo bravi ad evitare le tasse. Ma la morte e il Natale no.

È inevitabile fare bilanci. E anche quando crediamo di essere in un buon periodo, tutto sommato, della nostra vita, tutte queste luci colorate e certe tradizioni obbligatorie ci mettono addosso quella tristezza agghiacciante. La nostalgia di tutto quello che non c’è più o non c’è mai stato e che invece secondo i cliché che appartengono a questo periodo dovrebbe esserci.

Inevitabile ricordarci che non ci crediamo più in tutte quelle storie che ci ha raccontato la chiesa, o chi per lei. Che non crediamo più in Dio forse, o sicuramente non in quello che ci hanno insegnato, e che ormai sappiamo che Gesù bambino non è mai nato il 25 dicembre, che Babbo Natale è sempre stato nostro nonno o qualcun altro travestito con una bella barba bianca. Eppure ancor più inevitabilmente nei nostri pensieri più nascosti scappa sempre quella letterina immaginaria che si scrive da sola nel nostro inconscio, piena di tutti quei desideri che non si sono mai realizzati, e ci ritroviamo a pensare però…se tante volte esisti e puoi sentirmi…ti prego …

Non sappiamo nemmeno più a chi lo stiamo chiedendo, ma sappiamo che sarebbe tanto bello se ci fosse qualcuno che davvero ci sente e ci potesse aiutare a realizzarne almeno uno di tutti quei sogni rimasti chiusi in cassetti di cui abbiamo perso le chiavi.

Forse è che dovremmo chiederlo a noi stessi, soltanto a noi, cosa vogliamo davvero e smettere di rimandare a quel domani che non arriva mai, e prendercelo, inventarci un modo per provarci almeno.
Pensando ad una possibile fine del mondo, per quanto fosse improbabile, credo che tutti si siano soffermati a pensare a qualcosa che non avevano ancora fatto e volevano fare prima di morire, e in realtà credo che le cose siano molte, non solo una. Qualcuno forse invece la aspettava proprio come una specie di liberazione. Ma siamo ancora qua. Che ci piaccia o no. Cerchiamo di viverla bene questa vita, cerchiamo di essere felici, che lo sappiamo tutti che vissero felici e contenti succede solo nelle favole, ma sappiamo anche che i momenti di felicità esistono, che per quanto possano durare poco sono solo quelli gli istanti per cui vale la pena vivere, anche se poi si cade e ci si fa più male quando si vola troppo alto… impariamo a cadere bene, impariamo a cadere e facciamo di tutto per un’altra bella foto da mettere nell’album dei ricordi e rimpiangere ogni Natale, farà male, ma è solo questo il senso della vita. I momenti in cui ci siamo sentiti felici.

Che vi devo dire, a me il Natale non piace, mi ricorda troppe cose, mi fa diventare triste, e sono una di quelle che ha smesso di credere a tante cose da tanto tempo, ogni anno vorrei fuggire nel posto più lontano che riesco ad immaginare e invece sono sempre qui, che mi ritrovo a fare i conti con quello che è stato e quello che sarà di me. Però in una cosa credo ancora: nel potere che abbiamo di cambiare le cose che non ci piacciono. E credo anche negli occhi di certe persone che sanno ancora brillare, nell’importanza di ringraziare l’universo ogni giorno per tutte le cose buone, per il sorriso di un amico, per la mano tesa di uno sconosciuto. Per le persone che entrano nella mia vita e lasciano il segno. Per gli errori da cui riesco ad imparare qualcosa, per la speranza che è sempre l’ultima a morire, per le emozioni che ancora riesco a provare, per tutti i progetti su cui non mi stanco di lavorare, per i sogni che riesco ancora a fare, per la risata dei miei figli, per i ricordi che non mi porterà mai via nessuno, per tutti i viaggi che ho fatto e quelli che devo ancora fare. Per la voglia di vivere che ho questa vita anche quando le cose non vanno come vorrei perché domani è ancora un altro giorno.

Buon Natale a tutti

E grazie di esserci

Karen Lojelo

Karen Lojelo
Karen Lojelo
Karen Lojelo, nasce a Roma il 25 giugno del 1976. Ha pubblicato 'L’amore che non c'è' romanzo 2008), la raccolta di poesie 'Binario 8' e 'l'ebbrezza del disincanto' (romanzo 2012). Nel 2013 è andato in scena uno spettacolo teatrale scritto da lei: Riflessi con la regia di Virginia Pavoncello. Nel 2018 è uscito il romanzo 'Non ti scordar di te' edito da Viola editricee vincitore del premio speciale della giuria al concorso internazionale Montefiore, subito dopo 'Margherita' una raccolta sui generis di racconti e monologhi su questo personaggio immaginario e dedicata alla sensibilità femminile. A novembre 2018 viene pubblicata una nuova edizione indipendente rivisitata e corretta di 'Binario 8', poesie strettamente collegate con i racconti di 'Margherita'. A breve è prevista anche l'uscita di un'antologia di racconti da lei curata con la partecipazione di altri scrittori tra cui nuovi autori e nomi noti. Gestisce un sito multi autore che promuove la scrittura e l’arte in tutte le sue forme //www.wordshelter.it/ Il suo sito personale //www.karenlojelo.it/

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5 Commenti

  1. Karen tirando due righe sei riuscita a farmi emozionare. le tue parole sono arrivate "alla pancia" e questo vuol dire che a parlare (o a scrivere) è stata la pancia. E io nel leggerti mi sono ritrovata e con te ho fatto il punto della situazione. Parli di vivere, credere, non rimandare o delegare. Sai anche io scrivo immaginarie lettere a babbo natale o chi per lui... ma noi siamo i babbo natale di noi stessi e forse fino adesso ho sbagliato la formula. Io voglio e non vorrei. Io posso. E nel leggerti la malinconia di quello che non è o non è stato o non sarà si è trasformato in un essere natale tutti i giorni. Grazie a te per l'attimo donato con le tue parole... e.... BUON NATALE, 🙂

  2. ...domani è ancora un altro giorno...è incredibile come la celebre battuta di un film famoso riesca a sintetizzare un'infinità di pensieri, riflessioni, rimpianti, consapevolezze, speranze...è proprio vero, riusciamo a vivere perché non sappiamo cosa accadrà domani.

    • è vero... in una frase sono racchiuse mille cose, è quello il senso alla fine che troviamo ogni giorno, il semplice fatto che c'è ancora una speranza: domani.

  3. Con queste poche righe sei stata portavoce di un pensiero comune,disillusione e forza di andare avanti comunque, in attesa che qualcosa cambi,che qualcosa di nuovo succeda.Con i nostri ricordi a segnare il passo.Buon Natale a tutti,anche se non vedo l'ora che arrivi Febbraio.


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