Tornano (racconto gotico) (terza parte)

Racconti poeta solitario

Sapevo che non sarei morto quel giorno, nemmeno un'ustione;
non sarebbe stata l'ultima alba quella, ma ne avrei
viste altre centinaia uguali per altri mille anni a
meno che non mi fossi gettato nel fuoco senza alcun indugio,
ma ero troppo codardo per farla finita e il pensiero che non
avrei più rivisto Michelle mi tormentava.

Eravamo rimasti in pochi della nostra razza, almeno come me li
ricordavo io. Erano passati troppi secoli e il nostro sangue man mano
aveva contagiato tutta l'umanità tanto da essere riusciti a debellare
il cancro più grande, la luce del sole. Potenzialmente ogni
persona poteva essere un nuovo fratello, dipendeva solo dalla quantità
di sangue "Reale" che avesse posseduto in corpo e dalla "sete" che gli
si fosse presentata all'improvviso, chiari segnali di rinascita a nuova
vita ultraterrena.

Noi pochi vigilavamo sugli eventi presenti e futuri, l'avevamo giurato
ad Akasha, regina dei non-morti, prima che un demone si impadronisse
di lei sterminando intere popolazioni per la voglia di distruzione.
Nato prima dei tempi antichi, avevo viaggiato e conosciuto ogni sorta di paese,
l'ossessione per il bello e per il sapere mi aveva aperto molte porte,
fino a diventare custode dei segreti tramandati dalla notte dei tempi.

Io, Armand il vampiro, avevo vissuto tutto questo a scapito di ladri e
malfattori, vergini e anime innocenti. Avevo assaggiato il caldo nettare
Africano e quello speziato e forte delle genti Celtiche e adesso avevo
paura dell'eternità, unità di misura a me sconosciuta e impossibile da
sconfiggere, flagello per la mia mente e dannazione per il mio cuore. Adesso
dovevo rinunciare anche a Michelle in quanto non mi ero attenuto alle regole
della nuova setta, vivere confinato nel sottosuolo in stato di semicoscienza,
come un libro segreto viene custodito in un cassetto nascosto.

Dovevo lasciare Parigi, in fretta, il grande vecchio avrebbe mandato qualcuno
dei suoi seguaci ed io ero troppo debole per difendermi, avevo bisogno di
nutrirmi. Non avevo scelta, piombai spiegando il mantello su una coppia
di Giapponesi che stavano camminando sotto un ponte lungo la senna e
senza pietà aspettai che anche l'ultimo battito cessasse prima di
estrarre le zanne dai loro colli ormai violacei.

Sentivo i loro pensieri, le loro passioni e le loro emozioni scorrere
dentro di me, calore, estasi che solo il pieno e vivo sapore del
sangue poteva dare. Altro che pira su ceppi incandescenti, ero pronto
a conquistare di nuovo la mia vita, creare nuovi fratelli e tornare un giorno
a cercare lei perchè l'immortalità senza amore è come una pianta
finta in un vaso, non sfiorisce e non si rinnova rimanendo intatta anche
sotto i colpi dell'inverno. Ed io voglio sperare e credere che esista
una fine anche per me, insieme alla mia adorata Michelle.

poeta solitario
poeta solitario
Sono passato,un pensiero ricorrente,quel senso di vita nuova che mi pervade vedendo il disfacimento del mondo che fu, in un tempo non mio. E' proprio quando tutto sembra perduto che bisogna affrontare la fine col sorriso,perché ogni fine è semplicemente l'anticamera di un nuovo inizio. Nato nel 1977 l'8 di Febbraio dopo varie passate continuo la ricerca del mio amore perduto e del mio vero Io.Ho appena pubblicato la mia prima raccolta intitolata "Sensazioni d'Autore",un viaggio interiore nel tempo e nello spazio scandito da note poetiche e narrative.

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1 Commento

  1. Lo spero bellissima Mariella,le strade piene di zolfo dell'Inferno possono attendere,va riportato l'antico equilibrio tra il visibile e l'invisibile altrimenti i vecchi dogmatici avranno la meglio...e questo non vogliamo che succeda...arte,amore e fantasia regnano anche quando c'è poca luce... 😉


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