La tua generazione ha perso

Ti guardi allo specchio sempre con meno frequenza. I tuoi occhi sfuggono l’immagine riflessa quasi a voler rimandare ad altri quello che tu non vuoi vedere. Cosa ti infastidisce di più non lo sai nemmeno tu. All’inizio pensavi fossero le rughe di espressione quelle che ti facevano più male, le famose zampe di gallina che caratterizzano gli angoli degli occhi e che stanno lì ad indicare che non sei più una ragazzina, ma una donna matura. Se ti riuscissi davvero a vedere ti renderesti conto che in fondo sei sempre tu e sei appetibile al genere maschile come una bella mela rossa che pende da un ramo di melo nel centro del giardino dell’Eden.

Ma non riesci a vederti per quello che sei. Troppi strati di polvere sono andati a posarsi negli interstizi della tua pelle e non basta la tinta a coprire i primi capelli bianchi e nemmeno il trucco ti riesce a ridare la freschezza che fino a qualche anno fa ti caratterizzava. E non si tratta di bellezza perché a essere bella sei bella, ma manca qualcosa che è molto di più della bellezza. Vorresti ritrovare la spensieratezza dei tuoi venti anni e vorresti anche tornare a credere che tutto possa essere possibile come nella tua prima adolescenza, quando pensavi che in fondo il mondo era nelle tue mani e che sì, tu potevi cambiarlo il mondo e renderlo più vicino alla tua idea di mondo migliore.

E sapevi allora che non eri sola e che potevi contare sui tuoi amici e su quelli che sarebbero potuti diventarlo.

Fuggi ora da te stessa e da quello che il tempo ti ha fatto diventare. Fuggi da un'immagine riflessa che non senti tua e che ha lasciato al suo posto un frutto rinsecchito che nessuno ha voluto raccogliere. Eppure lì, in quel frutto rinsecchito ci sono ancora due semi che se solo toccassero terra potrebbero far nascere una nuova pianta, nuove idee e nuova vita.

Ma non hai voglia di credere, ti senti stanca e troppe volte hai creduto in qualcosa che non è arrivato o, se è arrivato, aveva con sé una sfilza di compromessi che snaturavano l’idea iniziale. Sei caduta tante volte in questi ultimi anni e ti sei sempre rialzata, ma ora senti il peso di tutte quelle cadute e pur se ancora in piedi dubiti di poter fare un passo ulteriore verso qualcosa di buono.

Tutto questo non te lo dicono le zampe di gallina che si sono formate vicino agli occhi e nemmeno i capelli bianchi che ogni tre settimane copri con la tinta. In fondo a questo sei abituata e non è l’invecchiamento del tuo corpo a metterti paura, ma il rinsecchimento della tua anima che ha perso la brillantezza iniziale. Lo senti anche se hai smesso di vederti. Senti ormai perenne il tuo sguardo cupo che ha reso possibile due grandi solchi al centro della tua fronte, fra le sopracciglia, all’altezza del terzo occhio. Tuo fratello ti chiede spesso se sei arrabbiata e tu ti sorprendi quando te lo dice e rispondi che no, quella è la tua espressione e che l’hai presa da vostra madre.

Eppure io ricordo che un tempo non era così, un tempo tu quelle rughe profonde al centro della fronte non le avevi. Anzi, eri rilassata e sapevi fare una cosa meravigliosa che ora a quanto pare ti rimane assai difficile: sorridere. Perché se solo tu sorridessi quelle rughe profonde che solcano la tua fronte sparirebbero all’istante, perché useresti altri muscoli facciali e là, sulla fronte saresti rilassata.

Solo che tu non hai voglia di sorridere perché ti senti il peso di una vita addosso con tutte le sconfitte e con poche vittorie sull’altro piatto della bilancia. Hai smesso di tirare le somme da tempo e sei ferma, incapace di immaginare un futuro migliore.

Quasi ti dispiace che i Maya abbiano sbagliato e che dopo il 21 dicembre del 2012 non sia successo niente.

Hai sperato nell’eruzione di tutti i vulcani del mondo convinta che la terra sarebbe un posto migliore senza gli esseri umani. Ti sei convinta che nemmeno Dio spreca tempo per riportare un dannato equilibrio su questo pianeta e nel corso della tua vita hai notato che i cattivi hanno la meglio, i buoni vengono calpestati. Questo pensiero così infantile è scolpito insieme alle rughe della tua fronte. Non credi nella politica e nemmeno nella religione. Non trovi conforti e hai smesso di credere nell’unica cosa in cui valeva la pena credere: te stessa.

Eppure non sei la sola ad avere questi dubbi. Sono i dubbi della tua generazione, quella che ormai è arrivata ai quaranta e a modo suo sta tirando i remi in barca perché è proprio il periodo in cui siete nati che  in fondo è sbagliato. Nessuno ha saputo cogliere, nessuno ha saputo credere o forse non gli è stato possibile. In fondo la crisi del ventunesimo secolo sta colpendo tutto il mondo non solo te o i tuoi amici.

Pensi a quando ventenni credevate di poter dominare il mondo, quando eravate certi che avreste fatto la scelta giusta e ora, quando vi ritrovate siete solo l’ultima ruota del carro, anzi siete meno di una ruota di scorta bucata.

Come quel tuo amico che si è laureato e poi ha vinto il concorso pubblico alle poste e ora quando lo vedi è il fantasma di sé stesso, odia il suo lavoro, odia stare allo sportello a contatto con il pubblico e sono anni che prova a chiedere un trasferimento, si nutre di psicofarmaci e la sua massima aspirazione nella vita è non fare nulla.

E quell’altro? Quello con cui studiavi per preparare l’esame di sociologia che avrebbe potuto usufruire della spinta di un senatore a vita e trovare un lavoro che lo avrebbe sistemato per sempre e ha scelto di lavorare con i cani? Diceva che voleva un lavoro che sentiva di amare, un lavoro dove non avrebbe avuto a che fare con le persone perché sono le persone a volte a essere cani. Ma oggi, dopo quindici anni di questo lavoro non riesce ad arrivare a fine mese e si accontenta di sopravvivere. Chissà se tornando indietro farebbe la stessa scelta.

C’era poi quel tuo compagno delle medie che era bravissimo a disegnare fumetti e ora fa il barbone fuori dalla metropolitana con il cervello mangiato dalla cocaina e un cuore che pompa a metà.

Puoi andare avanti per ore a ricordare tutti i falliti della tua generazione. Come la tua vecchia amica che da anni è intrappolata e non sa bene cosa vuole e forse non lo ha mai saputo, ma tu ricordi la sua intelligenza e la sua capacità di esprimersi con la quale hai sempre pensato che avrebbe potuto scalare montagne e aprire porte.

Ti viene in mente anche l’altra, quella con cui sognavi sotto il cielo stellato di luglio in un prato appena tagliato un futuro roseo e rigoglioso dove l’amore avrebbe vinto sopra ogni cosa e ora ha una collezione di ex e comincia ad avere dubbi su cosa lei abbia mai inteso per amore.

Siete tutti dei perdenti voi della vostra generazione. Te lo ripeti spesso perché così il peso sembra maggiormente distribuito fra te e gli altri. E questo in fondo non è un buon modo per ricominciare a credere? Sarà più difficile rispetto ad altre generazioni e ad altre epoche, ma non impossibile. È caratteristica dell’uomo trovare le giuste risorse per sopravvivere e poi vivere.

Sei caduta tante volte e ti sei sempre rialzata. Non importa se un’intera generazione ti sembra di vederla a terra incapace di rialzarsi. Tu ora sei di nuovo in piedi. Hai paura a muovere i primi passi, è normale. Ti sei fatta male e hai bisogno di tempo. Io ti sono accanto e ti tengo per mano. Puoi poggiarti su di me per i primi passi incerti in questa strana e difficile vita. Ma so che puoi farcela e anche tu lo sai.

Ecco vedo che stai sorridendo. È tanto tempo che non lo facevi più e lo vedi? Le due spesse rughe al centro della tua fronte sono più lievi… questione di tempo e allora saprai che anche se rinsecchita una mela ha dentro sé due semini che quando cadranno a terra daranno inizio a un nuovo ciclo. Questo è il nostro Eden.

 

httpv://youtu.be/giUYp00qoIc

Maria Musitano
Maria Musitano
Ritrovai il mio cuore nascosto sotto un cespuglio.

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2 Commenti

  1. Siamo una generazione di falliti. Già forse è così. Eppure siamo quelli che hanno tanto da scrivere, da suonare, siamo quelli che ancora guardano le stelle. Siamo quelli che comunque si rialzano, siamo quelli che forse non è detta l'ultima e magari ci riprovo, siamo quelli che forse non ce la faranno mai ma magari saremo in grado di crescere una generazione migliore della nostra, magari ce la faremo a insegnare le cose giuste ai nostri figli semplicemente facendogli vedere cosa non ha funzionato, magari, magari sarà servito a qualcosa, o magari alla fine ce la faremo anche noi.
    Brava Mariella, uno specchio in cui ci vediamo in tanti.


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