Le avevano detto chi era.
Così credevano, così volevano fortissimamente credere.
Il suo desiderio logorato dal dolore,
e tutta quella sua gioia e voglia di vivere mille volte calpestata,
derisa, ingiuriata, colpevolizzata, sempre male interpretata.
Staccata a forza dalla sua vita,
sempre impegnata fino a sera ad essere ciò che volevano fosse,
un fantasma che pulisce dentro casa,
un appendiabiti, una maniglia, un cesto vuoto negli sportelli,
non aveva potuto fare nulla per salvarsi.
Per salvare quel poco che restava di lei.
Così era scivolata dentro il filo di un telefono dalla linea chiusa…
Mara aveva vomitato per l’ultima volta,
tanta acqua, perché solo acqua aveva bevuto e cercato, tanta, troppa,
da far scendere giù per la gola arida, come a rinverdire in qualche modo il petto,
poi si era staccata completamente dalla sua vita,
da ciò che era e che non era,
da ciò che gli altri volevano o non volevano,
da ciò che di lei si credeva e da ciò che non si credeva…da tutto.
Si era data a qualcuno di quelli che la desideravano da tempo
e che aveva sempre evitato con cura,
uno di quelli belli e profumati, non si ricordava più nemmeno a chi, quella sera.
Fino al mattino, senza provare nessuna vergogna, nessun piacere, nessun dolore.
Anche adesso, non sentiva dolore. Non sentiva più niente.
Solo il suo cuore che faceva tuuu…tuuu… come una linea telefonica caduta,
come sta scritto in certe storielle di quart’ordine.
Erano dei sassi nudi i suoi piedi…e le braccia parevano vele ferme.
Gli occhi dei segnali stradali scoloriti di una strada
in cui oramai non passa più nessuno, e nessun pensiero.
Uno strano pacifico nulla si era impossessato di lei,
un nulla che non sapeva essere neppure confortevole,
proprio perché è solo nulla, e non il vuoto di qualcosa.
E non c'è neppure il ricordo della felicità.
Nessun pensiero. Nessun dolore. Nessuna vita.
Ed erano buffe le sue ciocche chiare,
sì, le trovava buffe, sulla fronte liscia e solitaria.
Come trovava buffe quelle persone che ancora la cercavano.
Ora era solo qualcuno senza nome che respirava e aveva due gambe,
e non aveva la più pallida idea di dove sarebbe andata.
Ora era solo una goccia,
una piccola goccia d’acqua fresca sfuggita ad un cielo banale,
non apparteneva a nessuno, e scivolava solo dentro se stessa.
Elena Condemi
(Ogni riferimento a fatti e personaggi è puramente casuale)
("Calzini e girasoli 2")
Elena complimenti per questo tuo racconto. Mara e la sua disperazione fra ciò che è e ciò che non è fra ciò che le hanno detto di essere e il suo non sapere più cosa sia davvero....