L’importanza delle parole (secondo me)

Alcuni di noi scrivono. Sì, scrivono da sempre, o da poco, e non parlo solo di noi, quelli che frequentano questo rifugio, parlo di tanti, tantissimi, sparsi per il mondo da sempre, da quando sono state inventate le lettere e le loro combinazioni. C’è chi scrive appunti, scadenze, liste della spesa, calcoli matematici per tenere i conti. Si scrivono un sacco di cose. Utili, inutili, belle e brutte. Giudizio soggettivo senz’altro.

Ma un’alta percentuale scrive per il gusto di scrivere, o per necessità, ma scrive per scrivere.
Pensieri, emozioni, storie vere e storie inventate, liberamente tratte ecc.
Si scrive del dolore, della felicità, del rimpianto, della sconfitta, della vittoria.

Scrivere è terapeutico dicono alcuni, forse in alcuni casi un dono, un hobby… un vizio.
Le parole sono state inventate per comunicare, per condividere i nostri pensieri con chi ci vive o ci passa accanto. A volte, scrivere è più facile che parlare, perché si ha modo di esprimere un concetto dall'inizio alla fine, ed in questo modo, il bisogno innato del genere umano di comunicare e soprattutto di farsi capire può più facilmente essere colmato.

Non credo ci sia bisogno per questo di tenere una sorta di diario, anche chi scrive un racconto, un romanzo, una storia di fantasia, in realtà lo usa per dire qualcosa, per dare un messaggio, per condividere un pensiero o un punto di vista e i personaggi diventano funzionali a questo scopo. In realtà qualcuno scrive tenendosi per sé il frutto della sua penna ma alla fine credo che in fondo speri che un giorno qualcuno vada comunque a leggere e possa così finalmente capire quello che lui aveva da dire e magari non è riuscito a comunicare.

Poi, come per magia, alcune volte le parole vengono combinate talmente bene che rileggerle sembra compiacerci, anzi lo fa e fa bene a chi legge.

Ci sono combinazioni di parole che arrivano talmente dentro lo stomaco che alla fine diventano citazioni.
A volte rileggendoci ci capiamo meglio perfino da soli, o capita a distanza di tempo di stupirsi di ciò che si è scritto, a distanza di anni capita addirittura di pensare: E io avevo già capito tutte queste cose senza essere riuscito a metterne in pratica nessuna?

Scrivere può essere una salvezza, si sente spesso dire che le cose più belle si scrivono mentre si soffre… beh almeno in quei casi possiamo affermare che soffrire sia servito a qualcosa… e poi il punto forse è che quando si è felici è difficile fermarsi a scrivere della propria gioia, perché si è troppo presi a vivere.

Quindi tutte queste parole che girano intorno a noi, nella mente, nella bocca della gente, sono un dono prezioso che ci permette di entrare in contatto con ciò che sta fuori e ciò che sta dentro. Ci mettono in contatto. Le parole uniscono, separano, puniscono, fanno sentire amati, considerati, odiati. Le parole aprono un varco, mettono in guardia, fanno riflettere, cambiare idea, permettono di mettersi in discussione, permettono di raccontare una storia, permettono di non dimenticare, aiutano a ricordare e se dette bene possono perfino cambiare le cose che non ci piacciono.

Le parole sono preziose. E pensare che ne sprechiamo tante, perfino nella bibbia è scritto: …Ma dì soltanto una parola… ed io sarò salvato.

Forse sono proprio le parole che possono salvarci.

Karen Lojelo

Karen Lojelo
Karen Lojelo
Karen Lojelo, nasce a Roma il 25 giugno del 1976. Ha pubblicato 'L’amore che non c'è' romanzo 2008), la raccolta di poesie 'Binario 8' e 'l'ebbrezza del disincanto' (romanzo 2012). Nel 2013 è andato in scena uno spettacolo teatrale scritto da lei: Riflessi con la regia di Virginia Pavoncello. Nel 2018 è uscito il romanzo 'Non ti scordar di te' edito da Viola editricee vincitore del premio speciale della giuria al concorso internazionale Montefiore, subito dopo 'Margherita' una raccolta sui generis di racconti e monologhi su questo personaggio immaginario e dedicata alla sensibilità femminile. A novembre 2018 viene pubblicata una nuova edizione indipendente rivisitata e corretta di 'Binario 8', poesie strettamente collegate con i racconti di 'Margherita'. A breve è prevista anche l'uscita di un'antologia di racconti da lei curata con la partecipazione di altri scrittori tra cui nuovi autori e nomi noti. Gestisce un sito multi autore che promuove la scrittura e l’arte in tutte le sue forme //www.wordshelter.it/ Il suo sito personale //www.karenlojelo.it/

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6 Commenti

  1. In principio era il Verbo. Nella traduzione greca si parla del "Logos". Il logos è il principio di tutto. Quando l'uomo volle rappresentare Dio lo fece sotto forma di Verbo, Logos, Parola, Suono. Qualcosa di impalpabile e di creativo. L'alfa e l'omega delle cose.
    La parola è tutto. E' ciò che ci permette di esistere non come statue mute, ma come essere senzienti e relazionanti. La parola è espressione. Spesso diventa linguaggio dell'inesprimibile come nella poesia, dove la parola è una porta che apre significati relativi ed impensabili.
    In principio era il Verbo. Questo è il suono del vivere, dal primo vagito di un bambino all'ultimo rantolo di un moribondo.


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