Troppo triste sono, stasera.
Quando ho cominciato a percepirla l’ho voluta ignorare…
ma lo sapevo che m’avrebbe vinta prima o poi.
Ci conosciamo io e lei.
Pare una scacchiera. Nel cuore e nel ventre.
E non so fare mai l’ultima mossa.
Ho iniziato a sentirmi a disagio perché me ne accorgevo.
Ma non sapevo perché stava prendendo piede ed allora…
questo mi dava fastidio. Il corvo nero della mia paura.
Non volevo saperlo.
Temevo la risposta se l’avessi svelata.
Sarebbe stata poi sempre la stessa.
Sì, ci conosciamo fin troppo io e lei.
Di giorno cammino su tetti sbronzi di parole.
Come lune impigliate mi perdo nei giochi dei miei silenzi nutriti di me.
Non conto i mesi oramai… né le stagioni.
Non conto. E a volte penso che “io non conto e perciò sono al riparo”.
Perché se non ci sono non mi sento.
Mi proteggo con ombrelli di parole dalle pennellate taglienti del sole,
dal vento finto, dai passi d’estate sui sassolini caldi che ho perso.
E non ascolto. Il ticchettio dell’orologio matto di un altro senso inverso.
Sentiero di tulipani sbriciolati.
Dove si attorcigliano le ore nella memoria come un calendario in alto mare.
Non ho la forza di risalire e allora poi mi immergo. Per respirare.
E invece dammi da bere. Nutrimi ancora.
Come un uccellino spaventato che per non volare s’incatena.
O che è arrivato.
Nutrimi dei tuoi fiori gialli… dei bisogni.
Del cigolio d’un letto ritrovato.Della tovaglia a casa.Del sonno che abbiam perso.
Nutrimi delle tue parole ma non come un ombrello. Come un ombrellone.
E DEL TUO ODORE. Dammi l’estate.
Che io lacrimo parole. Ho lacrime di carta e qua fa freddo.
E per non sentire i morsi della fame mi graffio d’infinito.
E l’urlo muto mi va sempre di traverso.
Elena Condemi
Nutrimi delle tue parole ma non come un’ ombrello. Come un’ ombrellone.
E DEL TUO ODORE. Dammi l’estate.
Che io lacrimo parole. Ho lacrime di carta e qua fa freddo.
bellissimo questo passaggio Elena...