"Maledetto vino" sospirò Piero tracannando l'ultimo bicchiere.
L'alcool era tornato a fare effetto. Aveva passato da un pezzo la fase del bere per rimettere in circolo la sbornia del giorno prima e calmare gli spasmi e i dolori. Adesso era nella fase di ricarica, quella condizione di crescente allegria e benessere prima del buio e della confusione totale.
Che sarebbe arrivata di li a poco. Come ogni giorno da un po di tempo a questa parte.

Maria sospirò asciugando l'ennesimo bicchiere, pensando a chi la avrebbe aiutata a sbatterlo fuori dal locale quando avrebbe dato di nuovo in escandescenza.
Ma c'era ancora tempo, Piero adesso era tranquillo e sarebbe stato buono per un po', sospeso in quella nicchia di pace tra la sbornia totale e le bugie di una mente che lo illudeva di stare bene.
Come ogni giorno guardava fuori dalla finestra lo scorrere di una vita lontana da lui. Pensava, rifletteva, fantasticava, immaginava un'esistenza diversa.
E si prometteva per l'ennesima volta che avrebbe smesso di bere.
Quella sarebbe stata l'ultima bottiglia, poi basta con tutta quella merda. Era ancora abbastanza giovane per cominciare una nuova vita, una vita normale. Da domani avrebbe iniziato a farsene una.
Doveva farlo, doveva liberarsi di quella prigionia che aveva distrutto la sua esistenza e che presto lo avrebbe messo sottoterra. Era lucido adesso, consapevolmente deciso a cambiare.
Si riempì un altro dannato bicchiere. Il vino bianco della casa scese veloce senza fare storie.
Piero sorrise amaramente.
E pensare che la prima volta che aveva provato a bere non gli era piaciuto per niente. Gli amici lo prendevano addirittura in giro per le smorfie di schifo e fatica ogni volta che provava a mandare giù un sorso.

Giovanotti di un paese di montagna, lontani dalle città, dalla vita mondana: sempre le stesse facce in giro, sempre gli stessi locali, le stese cose da fare.
Che cosa rimaneva per loro se non bere?
Prima ogni fine settimana, un rito che si ripeteva, la tre giorni su tre. Poi venne anche il giovedì, per prepararsi al week end, e il lunedì qualche bicchiere per "risistemare" lo stomaco e la testa.
Poi ogni scusa era buona, ogni giorno, ogni occasione. Birra, vino, grappa. Aperitivi, digestivi e intrugli vari.
Tutto era buono per farli sballare un po, per farli divertire nonostante le stesse facce che giravano, gli stessi posti che frequentavano.
Anni bagnati da fiumi di alcool. Anni spensierati, quando si stava bene anche solo a cantare in compagnia.
Piero si accorse che bere lo faceva stare bene: era più forte, più sveglio e coraggioso, più simpatico e intraprendente con le ragazze. Per un periodo era stato addirittura il playboy della valle. E quello che beveva più di ogni altro. Un 'idolo per se stesso e per i suoi coetanei, un modello da imitare per i ragazzetti più piccoli.
Bere andava bene per tutto, piccolo miracolo quotidiano: bere per divertirsi con gli amici; bere per rimorchiare le turiste e bere per uccidere la noia delle serate chiuso in casa; bere per affrontare situazioni difficili, bere per andare a lavorare; bere per essere più felici, bere per essere tristi, alleviare o enfatizzare un dolore.
Bere per vivere. Impossibilitato a smettere.
Bere che gli aveva fatto perdere gli amici, donne, lavoro. Bere che gli aveva fatto fare incidenti, rischiare la vita, tentare il suicidio.
Bere che lo aveva costretto ad una vita di inferno, una giovinezza passata veloce che neanche più ricordava.
Adesso che gli amici erano spariti. Adesso che le donne da tempo lo scansavano.
Adesso che era solo in un'osteria a cercare nel vino la forza di smettere.

Manuel Chiacchiararelli
Manuel Chiacchiararelli
Nato a Roma, nel lontano 1975. Da allora sempre in movimento, prima in Italia, poi in Europa. Fermarsi e ripartire, rimettersi in gioco, fare esperienze sempre e comunque E la scrittura, unico punto fermo nella mia vita burrascosa, mi aiuta a catturare i ricordi... A fine 2011 finalmente ho coronato il mio sogno ed ho pubblicato il mio primo romanzo "Lo Sguardo dei Faggi" edito da Aracne Editrice .

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12 Commenti

  1. bellissimo Manuel, scrivi bene e inoltre che dire.. spesso si cerca la felicità in qualcosa che siamo consapevoli potrà solo peggiorare la nostra situazione ma ci cibiamo di illusioni quando non abbiamo la forza di affrontare i nostri fantasmi, e così anche qualche ora in cui anestetizziamo i pensieri ci sembra un miracolo... un miracolo però che al risveglio ci farà sentire ancora più soli e con un problema in più da risolvere...

    • eh si...e a volte non ci accorgiamo di come possiamo cadere in basso lasciandoci attirare da quegli specchietti per le allodole attorno a noi.
      noi che magari siamo stati bravi a non caderci, o solo tanto tanto fortunati...
      Grazie Karen 🙂

  2. bellissimo ..........

  3. uscendo dalla casa (di legno) di una mia amica 60 enne, la sento che mi chiama " ehi.. vai in poaese? mi fai la spesa che' oggi non esco, e domani l'eurospin nn apre? ...eh... vediamo... siamo io e P. ... oggi e domani... beh prendimi 2 sacchi di mangiare per i cani, mezzo chilo di pane e 10 litri di vino bianco...."
    //blogs.myspace.com/index.cfm?fuseaction=blo...

    • ...beh, magari bevono anche i cani!

      • ahahahah con lei e' gia' tanto se un litro se lo beve P......
        sei un inguaribile ottimista, caro.

  4. mia madre mi diceva sempre chi non beve in compagnia o è un ladro o una spia...
    a casa c'è sempre stato del vino o della birra a tavola... e mi ricordo che ancora dodicenne mi spingevano a bere mezzo bicchiere di vino rosso (magari un po' annacquato) che faceva sangue...

    • eh eh vero.... lo stesso mia nonna, ovviamente allungato con l'acqua (come anche mi faceva bere il caffè fatto con i fondi del caffè!)

      ...comunque, ogni volta che cerchiamo noi stessi fuori da noi, nelle cose, nell'abito o nella conferma degli altri in realtà da noi ci allontaniamo e ritrovare la strada di casa diviene poi sempre più difficile. Si finisce spesso per non sapere più chi si è e se in questo stato ci si ritrova anche soli allora è dura risalire.

      • Già grande verità Riccardo... anche se chi non si è perso cercandosi altrove? io ho conosciuto persone che si sono perse dietro allo shopping sfrenato, altre dietro a gratta e vinci, lotto e superenalotto... magari il fisico ne risente di meno di chi opta per droghe e alcool... ma la perdizione è alla stessa stregua!

  5. proprio così Mariella...forse è questa società che ti spinge a cercare altrove, o forse è solo l'indole umana...ma a volte può essere difficile riuscire a tornare "sani e salvi" da quelle vie di fuga dove abbiamo cercato rifugio...e/o ci vuole solo fortuna


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