Da "Scegli" di Catania Manuela

Racconti Manuela Catania

"Faccio i gradini tre alla volta e mi lancio in strada come una freccetta verso il tondino nero del bersaglio. Ho fretta ma non una meta. I piedi corrono e la mente non riesce ad essere da meno. Cammino con passi rapidi e pesanti. Ad ogni passo sento il rumore soffocato della suola contro l’asfalto e ogni volta l’impatto è un big bang nella testa. Ad ogni colpo un nuovo dubbio. Una nuova domanda. Lo spunto per un’altra ossessiva ricerca.

Come può tanta fede essere compatibile con un’indole così efferata? Qualcosa non mi torna in tutto quello che hanno cercato innaturalmente di innestarmi nel cuore. Come si può pensare di stare lavorando per adempiere una volontà divina in modo così miserabile? E poi, perché tanto accanimento? Cosa vogliono da me, in realtà? Cosa vorrebbe da me questo dio che hanno concepito su misura per riuscire ad ottenere un controllo sulle nostre menti instabili? Cieca obbedienza? O davvero desidera che io faccia appello al famoso libero arbitrio di cui dicono con tanta naturalezza avrei il diritto, nonché la facoltà, di esercitare?

...Ma soprattutto: cos’è il libero arbitrio se non la possibilità di scegliere la direzione da dare alla mia vita, ma prima ancora al mio cuore, al mio pensiero? Come si può dire che io disponga di tale facoltà, nel momento in cui mi viene data una sola opzione possibile, sconfinando dalla quale, viene insidiata la mia stabilità mentale addirittura fisica? “Come ci si può dire felici nel continuo timore di essere aggrediti?”.

Levi. Lo scrisse. Mi sembra. Come posso io pensare di avere scientemente preso una decisione, se attorno a me non viene accettato il fatto che io possa farlo? È possibile che una qualsiasi entità superiore che possa avermi dato la vita, sia appagata al pensiero che io accetti ciecamente ogni suo dettame, seppure nel profondo del mio cuore io sia cosciente di non condividere la sua dottrina? …posto che sia una SUA dottrina. Non posso. Non riesco. Non ce la faccio ad adattarmi ad un pacchetto preconfezionato che mi offre lezioni a pagamento su come comportarmi,vestirmi,pensare, solamente perché potrei farlo in modo SBAGLIATO. Sbagliato.

È questo che intendete per fede? Nella mia immaginazione alla parola fede corrispondeva qualcosa di molto meno superficiale. Indefinibile. E poi perché si deve necessariamente applicare alla lettera una certa liturgia per credere in dio. O Dio. Mi hanno incasinato i sostantivi. Mi rifiuto di credere che ogni religioso che si definisca tale senta di appartenere ad una religione che gli calza a pennello. Masochismo,cecità, fanatismo? Boh.

La fede è qualcosa di troppo intimo, privato, delicato per essere maneggiata in modo così grossolano e generalizzante.Cosa vor­rebbe da me que­sto dio che hanno con­ce­pito su misura per riu­scire ad otte­nere un con­trollo sulle nostre menti insta­bili? Cieca obbe­dienza? O dav­vero desi­dera che io fac­cia appello al famoso libero arbi­trio di cui dicono con tanta natu­ra­lezza avrei il diritto, non­ché la facoltà, di esercitare?Cosa vor­rebbe da me que­sto dio che hanno con­ce­pito su misura per riu­scire ad otte­nere un con­trollo sulle nostre menti insta­bili? Cieca obbe­dienza? O dav­vero desi­dera che io fac­cia appello al famoso libero arbi­trio di cui dicono con tanta natu­ra­lezza avrei il diritto, non­ché la facoltà, di esercitare? È paragonabile all’innamoramento. È come l’amicizia. E vogliamo parlare di quanto sia arrogante e blasfemo credere di potere interpretare il volere di dio prima e di qualunque altro essere poi? Naa. Se dio esiste è un esempio di perfezione.

Così mi insegnate. Trabocca di altruismo, amore, empatia, sensibilità, compassione. E allora ve ne accorgete che qualcosa non funziona? Già: e se per caso tutta questa storia della perfezione, tanto per cambiare, ce la fossimo inventata di sana pianta, che ne so, per compensare la nostra infinita (...ma così amabilmente umana)imperfezione? Niente in contrario. Io vivo di sogni: ma quando sognare diventa un limite? O, peggio ancora, qualcosa di deludente?...Perde il suo fine ultimo. Quello di innalzarci al di sopra della realtà immaginandone una migliore, una ideale.

E allora voglio sussurrare un pensiero sacrilego, forse: ma se la realtà in cui viviamo appare ben lontana dalla perfezione, e dio sembra tagliarsi fuori da ogni azione in merito, non sarà forse che, seppure sia un essere indefinibilmente superiore, non si sia posto nemmeno il problema di dar dimostrazione della sua perfezione? Non sarà forse che pur essendo grandemente superiore abbia dei limiti? Che gli sia scappata di mano la situazione? Che non abbia più voglia di riprenderla? Che solo non facciamo più parte di un suo progetto? Dio mio, nostro, insomma... che il progetto non esista?"

Manuela Catania

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4 Commenti

  1. la mia idea di religione forse può apparire blasfema come le tue considerazioni. Aspettarci che dio (o Dio) intervenga a sistemare la situazione che noi esseri umani imperfetti e limitati abbiamo creato non credo corrisponda ad un cenno da parte sua. Vedo il libero arbitrio proprio nel fatto che qualcosa, Dio forse?, una entità indefinita di cui noi e il tutto vi facciamo parte, abbia dato un imput a cui noi abbiamo risposto... male magari... ed ora come si dice? Hai voluto la bicicletta? E mo pedala!!!


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