Mi chiedo come quel tipo al bar sia riuscito a convincermi a comprare questa sigaretta elettronica. Ci sto attaccato tutto il giorno come fosse un ciuccio, un biberon. Io, un uomo di quarant’anni. La tengo stretta in mano con il pugno e mi ci attacco e aspiro come se dovessi risucchiarle l’anima… ma lei, un’anima, non ce l’ha.

Forse tutto è iniziato per via di quel maledetto sapore amaro in bocca quel giorno che avevo finito il secondo pacchetto della giornata, e il mal di stomaco… sì deve essere stato quello. Ma adesso è peggio.
Mia moglie non stava più nella pelle quando gliel’ho detto:

‘Cara, da oggi smetto di fumare… ho comprato questa.’

Ha lavato le tende, le lenzuola, i cappotti; ha portato alcune cose in tintoria ed ha aperto tutte le finestre di casa. Ha detto:

‘Finalmente questa puzza di fumo se ne andrà!’

Io l’ho guardata e ho pensato che le bastava davvero poco per essere contenta, beata lei, si lamenta sempre di non essere felice e di sentirsi sola anche quando sono a casa, invece ciò che le dava noia erano solo le mie sigarette.

Già, l’odore di fumo, io che so di tabacco. È una settimana che provo aromi alla vaniglia, alla liquirizia e a Dio solo sa cosa e ogni volta cerco di aspirare più forte per sentire qualcosa.
Non sento niente. Forse sono anni che non sento più niente e adesso che ho pure smesso di fumare me ne accorgo ancora di più.

Sono le due di notte, mi sembra di impazzire, sono chiuso in bagno aspirando da questo aggeggio nero laccato argento. ‘È fashion’ ha detto una collega in ufficio.

Sì, certo, è la moda del momento: fumo virtuale… ti credi di fumare ma non lo stai facendo… anzi sapete che c’è? Nemmeno ci credi ma fai finta che ti vada bene.

Cazzo che mal di testa che ho, non ricordo più perché ho deciso di smettere. Ma quello del bar poi… perché ha iniziato a parlare proprio con me? Io ero stato chiaro, gli avevo detto: ‘Amico beato te… io non ho nessuna intenzione di smettere …’ e lui ripeteva, ‘ma guarda, è come fumare davvero… prova fratello vedrai…’ e io… io, ho provato… e poi ricordo solo di essere uscito da quello strano negozio bianco e nero pieno di aggeggi strani, boccette con l’ago, ricariche di tutti i gusti e caricabatterie e lei: la mia e-sig virtuale.

Ci mancava solo lei, dopo il sesso virtuale nelle chat, dopo le amicizie virtuali… adesso ci si droga pure per finta… è l’era della tecnologia del resto.

Sì ho detto droga, così siete tutti contenti, lo ammetto… la mia è una dipendenza… così hanno detto mia moglie e mia madre all’unisono:

‘Vedi Walter, tu sei drogato!’

Io ricordo che le guardai, era prima di quella maledetta sera al bar, e dissi:
‘Ok, avete ragione.’

Mentre voltavo la pagina del giornale con aria distratta. Lo avevo ammesso, ma non significava che avessi deciso di smettere per questo.

Anche l’amore è virtuale.

Mia moglie mi ama virtualmente da anni.

Manda messaggini con strani disegni e faccine che ridono e cuoricini, poi quando torno a casa la sera non ha mai niente da dirmi.

Lo so cosa mi ha rovinato, è stata colpa dei sogni che non ho realizzato.

Dovevo rimanere in quella casa in subaffitto con il coinquilino grasso che beveva come un pazzo e non si lamentava della puzza di fumo e non passava tutto il tempo ad annusarmi.

Dovevo continuare a fare il musicista fregandomene dello stipendio fisso e magari avrei fatto l’amore con quella ragazza che diceva sempre di sì qualunque cosa le offrissi.

Quella che non mi diceva mai di cambiare ma che le piacevo così com’ero, già, lei sicuramente sarebbe venuta con me nel paese delle sigarette adesso se glielo avessi chiesto e se la chiamassi adesso sono sicuro che avrebbe una scorta di Davidoff nascosta da qualche parte, ma non so più dove sia, lei. Aveva un buon odore, e non mi è mai sembrata virtuale.

Adesso esco, mia moglie dorme, vado dal tabaccaio in piazza, oddio non avrà chiuso anche lui mi auguro… stanno chiudendo tutti i tabaccai… ci sono solo queste ‘svaperie’ maledette e la notte chiudono tanto le ricariche non finiscono mai all’improvviso.

Prenderò un pacchetto di Marlboro rosse. Sì. Quelle che fumavo all’università da giovane, quando tutti ancora fumavano pure dentro i cinema e i ristoranti. Che bei tempi ragazzi. Nessuno si lamentava. Fumava pure Humphrey Bogart, fumavano nei film vi rendete conto?

I personaggi più cazzuti lo facevano. Uno cercava l’ispirazione per scrivere il best seller dell’anno e che faceva? Si accendeva una bella sigaretta. C’era quell’altro attore morto giovane, come si chiamava? Quello fico, sì, lui la teneva dietro l’orecchio la sua sigaretta.

È morto giovane, ma non per colpa delle sigarette. Non fatevi ingannare.

Non è che dovete credere a me, io sono un drogato, è chiaro, ma vi assicuro che si muore per tante cose che apparentemente fanno bene. Si inizia a morire un po’ appena si comincia a credere che qualsiasi cosa possa ucciderci. Ma secondo me ci stanno uccidendo i silenzi. Questa vita virtuale dove tutto succede senza che accada nulla.

La segretaria di Ceccacci aveva smesso da due mesi, lei e la sua sigaretta elettronica, non faceva che vantarsi di non averne più toccata una vera, poi l’altra sera pare che abbia puntato un coltello alla gola del marito costringendolo ad aprire la cassaforte dove aveva nascosto l’ultimo pacchetto di Winston blue. Merce ormai introvabile.

Io l’ho vista qualche giorno dopo al lavoro, aveva dei tic, gli occhi sbarrati e non faceva che muoversi nervosamente. Pare che ne abbia fumata una e poi il marito gliele abbia gettate nel cesso nascondendo tutti i coltelli.

Non farò quella fine. Me ne andrò a Cuba, a fumare sigari e bere wiskhy. E troverò una ragazza vera che balla la salsa e odora di acqua di mare. E fumeremo anche marijuana, ecco, adesso l’ho detto.
Voglio sigari cubani, Marlboro, rum e coca.

Humphrey dove sei? Aiutami tu, spiegaglielo che ai tuoi tempi già si moriva anche di crepacuore senza che fosse colpa delle tue sigarette…

Si è alzata, sta venendo in bagno, mi controlla, crede che abbia nascosto le sigarette da qualche parte e ora stia fumando. Ogni volta che mi passa accanto mi annusa come un segugio con aria sospetta.

Devo andarmene di qui, è tutto così salutare e sterilizzato in questa città. Insopportabile.

Voglio vivere su un’amaca con quattro sigari in bocca e fare l’amore con una donna che appena ha finito mi chieda una sigaretta, vera.

E la voglio baciare e sentirle il sapore di tabacco e caffè nella bocca.

Che ci avranno anche bucato lo stomaco e obbligato al malox a vita caffè e sigarette ma… o forse il malox lo prendiamo per sopravvivere a questa noia?

Ragazzi io vado, prenderò il primo aereo; mia moglie si è riaddormentata. Se incontrate quel tipo del bar… beh ditegli che lo ringrazio. Se non fosse stato per lui non avrei mai trovato la forza di andarmene.

Ah e un’altra cosa, il tabaccaio è chiuso come immaginavo, sapete per caso dove posso trovare un pacchetto di Marlboro sulla strada verso l’aeroporto? Non credo di resistere fino a Cuba…

httpv://www.youtube.com/watch?v=tLNY0FRJLdM

Karen Lojelo

Karen Lojelo
Karen Lojelo
Karen Lojelo, nasce a Roma il 25 giugno del 1976. Ha pubblicato 'L’amore che non c'è' romanzo 2008), la raccolta di poesie 'Binario 8' e 'l'ebbrezza del disincanto' (romanzo 2012). Nel 2013 è andato in scena uno spettacolo teatrale scritto da lei: Riflessi con la regia di Virginia Pavoncello. Nel 2018 è uscito il romanzo 'Non ti scordar di te' edito da Viola editricee vincitore del premio speciale della giuria al concorso internazionale Montefiore, subito dopo 'Margherita' una raccolta sui generis di racconti e monologhi su questo personaggio immaginario e dedicata alla sensibilità femminile. A novembre 2018 viene pubblicata una nuova edizione indipendente rivisitata e corretta di 'Binario 8', poesie strettamente collegate con i racconti di 'Margherita'. A breve è prevista anche l'uscita di un'antologia di racconti da lei curata con la partecipazione di altri scrittori tra cui nuovi autori e nomi noti. Gestisce un sito multi autore che promuove la scrittura e l’arte in tutte le sue forme //www.wordshelter.it/ Il suo sito personale //www.karenlojelo.it/

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5 Commenti

  1. Che meraviglia. Mi è sembrato di vivere la situazione in prima persone. Che focalizzazione diretta, concreta, futusta. Spero di leggere presto altri tuoi interventi. ...magari sul tema virtuale visto che come di ci tu, ora si vive solo virtualemnte.

    • Grazie Giorgio, benvenuto tra i lettori di ws...
      beh se vuoi leggere altri miei racconti già qui ne trovi parecchi...;)

  2. complimenti davvero. Questo stile mi ha presa. Nuovo, diverso, fresco. Qualcosa di buono queste E-sig ce l'hanno. Risvegliano l'anima di chi credeva di averla perduta.

    • grazie Mariella ... a volte nascono nuove ispirazioni in momenti strani... 😛


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