"Si dice che siano sempre i migliori ad andarsene...ma non è così.

Perchè a volte sono proprio loro a restare...solo per diventare i peggiori."

 

Conoscevo una ragazza di nome Sara che un giorno mi dedicò queste parole nella sua ultima lettera.

Sara un tempo amava leggere quello che scrivevo.

E avrei potuto raccontarle ancora dei falsi preti e i loro mantelli neri come la notte, delle dichiarazioni telefoniche rimandate per una sim troppo spesso scarica, degli spettri di fine inverno addormentati sui cavi delle nostre speranze interrotte...

...o di tutta la gioventù destinata ad otturare lo scarico della doccia, si, avrei potuto raccontarle ancora di tutto questo e altre storie, senza mai sbagliare una singola parola, una sola virgola...

...ma non sarei riuscito più a convincerla lo stesso.

Non più oggi, quando banalità è seduzione comunque: parole buttate a un pubblico ciecamente soddisfatto.

Diventò tutto inutile da quando decisi di giocare alla slot-machine del successo, vincendo quel jackpot che invitava alla dipendenza eterna, presentandomi una scala di valori lastricata dai più infami trucchi illusionistici per camuffare anche quell'oro che non brillava affatto.

E che non brilla certo adesso...che forse non ha brillato mai.

Anche se Sara una volta non la pensava affatto così.

Ma stiamo parlando di molti anni fa.

La luna storta della mia gioventù infame aveva già compromesso la scintilla dei primi amori e delle amicizie intramontabili, proiettandomi in una dimensione scura immobile che troppo spesso mi portava a chiudere la porta del cosiddetto universo sociale per aprirne un'altra...

...e inseguire le combinazioni verbali più svariate per esprimere quella stessa identica morale che non sono mai riuscito a spiegarmi, che anno dopo anno porto ancora legata al collo.

Anno dopo anno fino ad oggi...più del triplo, meno di abbastanza.

Sara era giovane, mi dicevo, una quindicenne impazzita che passava troppe sere in internet.

I nostri pochi anni di differenza sembravano un abisso al tempo: lei era troppo giovane per poter capire quello che scrivevo, quello che immaginavo, non poteva comprendere il suono delle parole, come si modificavano gli accenti tra una pausa e l'altra, quelle farsi dannatamente insanguinate e oltre, ancora, fino all'esaurimento del dizionario per ricominciarlo al contrario.

Era troppo giovane per potermi capire...

...e sporcamente giustificavo così il suo giudizio come quello di tutti gli altri che arrivarono in seguito, ignari di correre lungo il diario ciclico della mia vita, adattato sui destini di personaggi inventati e frasi storiche troppo ingorde per abbandonare la festa.

E ci sono quelle feste che una volta in cima al podio non finiscono mai.

Lei non credo che fosse innamorata di me, non mi aveva mai neanche visto in faccia, ma spesso aprivo le sue mail piene di ritratti immaginari, di schizzi chiaroscuri malinconici dei luoghi che cercavo di descrivere, con le sue piccole parole che mi dicevano di andare avanti e di non fermarmi mai, di non cambiare mai neanche quando sul contatore dei commenti c'era segnato sempre e solo un 1...

...il suo.

Ma lei non conosceva affatto quella fame che mi corrodeva dall’interno...

...quel desiderio di vendetta già nero ancora prima di bruciare, rimasto fuori dalla porta del mondo troppo a lungo...

...quella fame che un giorno sostituì il diavolo alla mia finestra, avvelenandomi del fascino artificiale indispensabile per raggiungere la vetta al di la di qualsiasi giudizio sensato.

Ed è stato come fare l'amore con Dio...

...per raccattare i pezzi di un'esistenza qualsiasi e giocare a fare il mito del momento, manipolando con essa i gusti della gente e piegando tutti quelli che mi avevano piegato con il loro silenzio, per gridare più forte di tutte le voci dei miei simili impossibili.

L'avevo vinto quel jackpot, ce l'avevo fatta...e il successo stesso divenne la mia condanna.

Uno scettro giocattolo per stringere l'immaginario collettivo nel palmo della mano e dire a tutti in modo un pò romanzato cosa pensare o cosa sognare, oltre il significato degli amori spenti...non considerando mai che alla fine mi ritrovai a scrivere solo quello che tutti gli altri volevano che scrivessi. E la facilità del "come si fa alla moda" divenne la chiave per soggiogare l'attenzione della gente, solo per ingozzare di record in doppia o tripla cifra quel che era una volta il mio blog.

Poi 2 blog, 3 blog, 4...e infine la prima copertina per le allodole.

Ma ovunque guardassi non c'ero più io...e non c'era più neanche lei.

Sara.

Anni fa provai a cercarla ancora una volta ma nessuno rispondeva più a quella mail, da troppo tempo ormai.

Invecchiai...maledettamente e solo.

E scegliere di spegnere oggi le stelle di plastica del mio firmamento personale è servito solo a capire che non esiste alcun modo per tornare a casa, per smontare i grattacieli insostenibili pieni dei miei titoli con i quali un giorno daranno i nomi alle galassie, per alleggerire il peso degli artigli di quei critici avvoltoi sempre sulle spalle.

Nessun modo, nessuna via d'uscita: nessuna favola della buonanotte per una marionetta della gente.

Che cosa me ne faccio oggi dei mille giochi di parole per annebbiare il pubblico nella speranza di risultare interessante?

Che cosa me ne faccio oggi di un posto VIP in una metropoli senz'anima piena di parcheggi per disabili?

Scavalcare un cielo inventato per svegliarsi e guardare il mondo a testa in giù...solo per accorgersi di aver sbagliato tutto e di non poter ricominciare più niente.

Sara tu eri giovane ma lo sapevi che sarebbe finita così...

...e oggi avrai molti più anni e interessi di quando mi aspettavi sveglia a tarda notte solo per vedere se avevo risposto ai tuoi commenti: ti sarai certamente dimenticata di me. Ma anche se per te sono stato niente più che una passione virtuale da introversa adolescente, sei stata l'unica invece, per me...

...l'unica voce che ha saputo amare le parole più vere che avevo come solo i bambini sanno amarsi.

Innocenti.

 

 

N.A.

Nevrotico Alchemico
Nevrotico Alchemico
Scienziato alchemico dedito alla sperimentazione libera degli incroci nati fra le parole e i diversi status emozionali. Girovago senza meta, studio i caratteri delle persone e le loro relazioni con il degrado moderno degli ambienti circostanti, cercando di estrapolare il filo conduttore che porta alla reale natura di come siamo diventati...e del perchè spesso e volentieri non ci va bene neanche un pò.

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7 Commenti

  1. ti aspettavo... 🙂
    'E sce­gliere di spe­gnere oggi le stelle di pla­stica del mio fir­ma­mento per­so­nale è ser­vito solo a capire che non esi­ste alcun modo per tor­nare a casa'

    • mi aspettavo anch'io, ma non ne sono ancora troppo convinto... 🙂

  2. punto primo: che piacere leggerti Nevrotico.
    punto secondo: come sempre mi rimane un retrogusto amaro dopo averti letto.
    punto terzo: credo che ognuno di noi dovrebbe dare più ascolto alla Sara della propria esistenza prima che sia troppo tardi.
    punto quarto: sei come sempre stramaledettamente veriterio e lo sei ogni volta di più.
    punto quinto: riesci a smuovere in me sentimenti di amore e odio allo stesso tempo. Mi lasci nel disincanto con la voglia di tornare a prima, quando nulla mi disincantava.

    • Grazie Mary...sei gentile e osservatrice come sempre, fa piacere leggere il tuo punto di vista sui miei esperimenti.

      ma sospetto che ci sia qualcosa di strano stavolta, che non mi convince.

      Mi viene solo più voglia di scrivere....lama a doppio taglio purtroppo.

  3. Letto con emozione questo racconto di una vita in formato compresso. Una vita scritta in una pagina, in cui riesci a dire tutto con parole aspre e sincere, un'esistenza che ti è sfuggita, che non controlli più.
    "Ma lei non cono­sceva affatto quella fame che mi cor­ro­deva dall’interno…" E lei, era l'innocenza che ti tratteneva coi piedi per terra?
    Bellissima pagina. Grazie.

    • Probabilmente un po troppo compresso....nonostante sia quello che cerco.

      Grazie per la considerazione, terrò bene a mente le tue parole.


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