Destinati a direzioni diverse

Miracolo

C’è gioia nel silenzio quando le parole stentano a uscire, quando si spalanca uno sguardo per vedere il cielo e lo spirito intona il peana dell’esistenza. Le mani disegnano farfalle, la musica vive e danza l’anima, si sfiorano i gomiti e le ginocchia fremono, e guancia su guancia, labbra su labbra. E occhi negli occhi a inventare altri occhi. La vita è plasmata da incontri, da sguardi che si intrecciano, da mani tese e abbracci. C’è chi non riesce a donarti un momento in una vita intera, e chi in un solo momento ti regala una vita. C’è chi promette di esserci e manca, e chi nel silenzio ti resta vicino. Fate, streghe, maghi e santi. La pelle degli altri, la scorza dell’anima. Bucce di vita e quante attraversano la nostra e la modificano, quante ci passano accanto e non lasciano nemmeno un ricordo. Costruiamo recinti per paura di smarrirci o per vigliaccheria. Il nostro è l’istinto predatorio dell’animale, mordere e graffiare, il resto non conta. Teorizziamo concetti meschini che soffocano l’energia della vita, mistifichiamo l’amore e lo trasformiamo in possesso. Al contrario, quando amiamo davvero cominciamo a uscire da noi stessi e ci scopriamo nudi, teneramente fragili e spaventati. Vorremmo arretrare, rientrare nel recinto, richiudere il cancello. Vorremmo salvaguardare la tranquillità apparente di chi vive al sicuro, abituato a ghermire e lontano dalle emozioni.
La domanda che bussa è sempre la stessa. È il bisogno disperato di amare e tutti ne parlano, e tutti lo cercano questo amore di cui spesso ignorano l’essenza. Amare è una singola azione che proviene da direzioni opposte. Esiste il bisogno di amare e quello di essere amati, e l’uno chiama l’altro in una reciprocità che spesso lascia così confusi da costruire in noi un’individuale idea dell’amore. È un’eco che restituisce la parola, ma ne cambia il suono. Così ognuno ama a modo suo, come riesce e come può. Così l’amore diviene bizzarro, egoista, un personalissimo capriccio. E spesso amiamo poco e amiamo a male, oppure temiamo la sconfitta e ci chiudiamo nel tentativo di conservare noi stessi, desiderando una libertà che al contrario nasconde solitudini sterminate. Fuggiamo lo spreco, ma non esiste amore sprecato. Meglio aprirsi al miracolo, al bisogno di luce e infinito. Il resto sono supposizioni, tentativi di arginare la noia. Un consolatorio sottovalutare ciò che rappresenta l’essenza dell’uomo, individuo capace d’amore, limitato nell’agire, ma infinito nel desiderare.

-Destinati a direzioni diverse-

Guido Mazzolini
Guido Mazzolini
Nato a Cremona, da allora respiro nebbie fitte, afa padana e pianeggianti sensazioni. Mi esprimo come posso e come so, nello stesso modo che mi è stato concesso da un cinico fato. Scrivo parole convinto che l’espressione sia la magia donata agli esseri umani per potersi elevare e somigliare agli Dei. Non esistono punti fermi nel mio esistere, solo zattere di comprensione in balia di un oceano agitato e onde altissime che conducono, malgrado noi, verso lidi sconosciuti. Per questo credo nella parola espressa come valore supremo; ci credo perché la voglio fortemente mia, la sento scorrere nelle vene più del sangue, possiede un proprio odore inafferrabile ed evoca consapevolezze diverse, la posso toccare con mano, ingoiare e respirare ogni istante. Credo nel “linguaggio dell’inesprimibile”, nelle sensazioni e intuizioni che solo parole non convenzionalmente espresse riescono a palesare realmente. "Sono l’oscuro lato che nasconde la genesi più vera di me stesso." Ho scritto, mio malgrado: "L'Attimo e l'Essenza", "Diario di bordo", "Il passo del gambero", "Suoni", "La ragione degli alberi", "Un celeste divenire". "Destinati a direzioni diverse" è il mio ultimo figlio di carta.

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