Lo vuoi? Ho un visibilio di parole
di sillabe che avanzano, tracimano dagli occhi
la svelta, la lenta, la graziosa e l’infame
la viziosa e l’astuta, impigliata alle ciglia.
Parole nude, sfrontate
parole, inutili parole
e già mi meraviglia il tuo colore
quell’alabastro acceso e la lentezza delle mani
che frugano il foglio e il ventre del mio passo
come un verme con la mela
come la lingua con le labbra.
Il resto non conosco, è lontano
ritto, disfatto, tiepido albero di sintagmi
e stagioni immaginate
come un curato di campagna con la tonaca,
la barba pettinata,
e il viaggio del pellegrino
che in mezzo alla tempesta
cerca un rifugio.
Guido Mazzolini
Nato a Cremona, da allora respiro nebbie fitte, afa padana e pianeggianti sensazioni. Mi esprimo come posso e come so, nello stesso modo che mi è stato concesso da un cinico fato. Scrivo parole convinto che l’espressione sia la magia donata agli esseri umani per potersi elevare e somigliare agli Dei. Non esistono punti fermi nel mio esistere, solo zattere di comprensione in balia di un oceano agitato e onde altissime che conducono, malgrado noi, verso lidi sconosciuti. Per questo credo nella parola espressa come valore supremo; ci credo perché la voglio fortemente mia, la sento scorrere nelle vene più del sangue, possiede un proprio odore inafferrabile ed evoca consapevolezze diverse, la posso toccare con mano, ingoiare e respirare ogni istante. Credo nel “linguaggio dell’inesprimibile”, nelle sensazioni e intuizioni che solo parole non convenzionalmente espresse riescono a palesare realmente.
"Sono l’oscuro lato che nasconde
la genesi più vera di me stesso."
Ho scritto, mio malgrado: "L'Attimo e l'Essenza", "Diario di bordo", "Il passo del gambero", "Suoni", "La ragione degli alberi", "Un celeste divenire". "Destinati a direzioni diverse" è il mio ultimo figlio di carta.
c'è di nuovo bisogno di poesia, tanta poesia... <3