Sono giorni strani, giorni in cui preferisco stare in casa, solo. O tutt'al più, uscendo, unicamente a piedi con la musica nelle orecchie e stare il più solo possibile, tanto per cambiare. Le persone, anche quelle a cui voglio bene, mi danno una sensazione sgradevole.
Da molto piccolo ricordo che me lo domandavo, e non avevo il coraggio nemmeno di chiederlo a mamma: guardavo gli uccellini nella grande voliera e pensavo che forse, dato che anche noi, come loro, ci si vedeva attraverso una rete, chi fosse davvero in gabbia, noi o loro?
Sapevo che era il loro, lo spazio chiuso ed il più piccolo, ma non riuscivo a togliermi dalla testa che fossimo noi nella loro enorme gabbia e che il mondo fosse dentro la voliera.
Una volta trovai il coraggio, di dirlo a mamma, cosa pensavo degli uccelli.
Mamma si rattristò sentendo il mio discorso, e mi chiese come mi venissero in mente certe cose. Io mi dispiacqui molto che mamma si fosse rattristata, pensavo di averle fatto qualcosa di brutto, che un po' mi veniva da piangere.
Ci sono dei giorni strani, come quei giorni qui, colmi del disagio del non capire.
Ed io li sento in bocca, così sgradevoli, come una forchetta con i rebbi storti.
Tanto ci puoi mangiar comunque, ma cercate di capire, non è la stessa cosa.
O forse più semplicemente c'è qualcosa di sbagliato in me, da sempre.
Sbagliato come un non conforme, cioè individuo che si pone fuori dagli schemi. Benvenga.
è qualcosa che mi sono detta anche io tante volte.... hai una grande sensibilità, complimenti bellissimo pezzo
Grazie, sei tanto gentile! 🙂
già non è la stessa cosa, eppure si riesce a mangiare lo stesso e allora quella strana sensazione alla fine diventa abitudine e ci si convive.
Per mia fortuna, stavo parlando di un senso di disagio molto temporaneo, e pur essendo in qualche modo presente ciclicamente, spero di non doverlo mai fare definitivamente mio.